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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2011 alle ore 06:39.

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PALERMO. Dal nostro inviato
Cosa nostra s'era aggiudicata un contratto di fornitura per la realizzazione del passante ferroviario di Palermo, un'opera appaltata per un miliardo di euro a un'associazione di imprese guidata dalla spagnola Sacyr e da due aziende torinesi, la Ing General Contractor e la Sipal. A condurre l'affare per conto delle cosche – secondo gli investigatori – era Andrea Impastato, un imprenditore sessantatrenne originario di Cinisi e in regime di sorveglianza speciale, nei cui confronti la Direzione investigativa antimafia ha eseguito ieri un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. L'operazione è stata coordinata dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia insieme ai sostituti Gaetano Paci e Francesco Del Bene.
Già condannato con sentenza irrevocabile per concorso esterno in associazione mafiosa, i magistrati accusano Impastato di avere gestito affari e imprese nell'interesse dei vertici dell'organizzazione criminale e in particolare di Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. In cambio i due boss lo avevano aiutato a inserirsi nei principali lavori pubblici della provincia. Due ditte riconducibili a Impastato per il tramite dei suoi familiari, la Prime Iniziative e la Medi Tour, avevano ottenuto il monopolio della fornitura di calcestruzzo per il "passante" di Palermo.
Le indagini sono scaturite da un "pizzino" di Lo Piccolo a Provenzano, ritrovato cinque anni fa, con cui il capomafia palermitano informava il padrino di essere in affari con Impastato per la cosiddetta metropolitana di Palermo e lo invitava a segnalargli persone o imprese a lui vicine interessate alla produzione di calcestruzzo. Intercettando le conversazioni dei responsabili del consorzio aggiudicatario, i magistrati sono riusciti a sapere dell'apertura dei primi cantieri del "passante" nel tratto compreso tra Carini e il quartiere di Brancaccio e del ruolo di primo piano via via assunto da Impastato. Questi anche dopo l'arresto continuava ad essere aggiornato sullo stato dei lavori durante gli incontri con i familiari nel carcere dell'Ucciardone. È invece ancora oggetto di verifiche il comportamento dei pubblici uffici. Nel comunicato della Dia si fa riferimento a pressioni sulla Prefettura di Palermo «dirette a ottenere le necessarie autorizzazioni ai lavori».
Per i magistrati, l'esito dell'inchiesta conferma quanto sia importante per l'economia criminale in Sicilia il flusso di denaro proveniente da appalti, materiali per l'edilizia e cave. Cosa nostra tende a riposizionarsi nelle distribuzione all'ingrosso, nelle case da gioco e nei punti scommessa senza però mai sganciarsi dai settori tradizionali. Anche per questo, ritengono a Palermo, è fondamentale che le imprese aggiudicatarie di grandi lavori accrescano i controlli diretti e adottino i protocolli di legalità messi a punto da Confindustria per rendere più trasparente e sicuro il processo di assegnazione dei lavori e per impedire quelle forme di distorsione della concorrenza e di inquinamento dei mercati generate dalle aziende mafiose.
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