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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2011 alle ore 11:12.

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Il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli (Ansa)Il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli (Ansa)

Una crescita troppo bassa per recuperare in tempi brevi gli effetti della crisi. Il Pil per il 2011, secondo la Confcommercio, sarà dell'1%, raggiungendo uno smilzo 1,2 nel 2012. Ma non è detto che per quest'anno le previsioni possano essere riviste al ribasso: se dovesse continuare l'andamento sostanzialmente fermo del primo trimestre del 2011, la crescita sarà anche inferiore all'1%.

Un'ipotesi ancora teorica e da verificare nei prossimi mesi, mentre è già nero su bianco una stima dei consumi allo 0,7%, rivista al ribasso rispetto allo 0,9% previsto a marzo (per il 2012 si è passati all'1,2 rispetto all'1,5 di marzo). Resta ferma invece la previsione 2011 per l'inflazione, al 2,7 per cento.

«Servono riforme, a partire da quella fiscale che riduca le tasse su lavoro e imprese, puntare sul turismo e valorizzare l'economia dei servizi, aumentare la produttività», ha detto il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, sottolineando la fragilità della crescita, «che allungherà i tempi del recupero». Una fragilità che è stata messa in evidenza dal rapporto sulle economie territoriali che è stato presentato ieri. Solo le province di Bolzano e Roma nel 2012 torneranno al livello di ricchezza del 2007 e lo supereranno leggermente. Le province che fanno peggio sono Crotone, Ascoli Piceno e L'Aquila (che soffre ancora per il terremoto).

Dividendo l'Italia in tre macro aree, il Centro è quello che recupererà di più arrivando a quota 98,4 (fatto 100 il 2007), mentre il Nord-Est sarà a quota 96,9; il Sud a 96,2 e il Nord-Ovest a 95,6, con una media italiana a 96,7.

Lontani ancora, a causa della crescita debole, dal recupero dei livelli passati. E il divario territoriale resta forte: tra il 2004 e il 2011 nel Centro-Nord gli occupati sono cresciuti di 700mila unità, mentre nel Mezzogiorno ce ne sono 200mila in meno. Fatto 100 il dato italiano, il Sud registra il 45,6% dei disoccupati; il 56,9% dei giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non lo cercano; il 68,45 delle persone in povertà relativa. Se il Sud dovesse crescere del 3% a partire dal 2012 in media d'anno rispetto ad un Centro-Nord che cresce dell'1%, la convergenza arriverebbe nel 2040.

Ma non è tutta l'Italia che stenta. E la Confcommercio lo dimostra confrontando l'andamento della Lombardia rispetto a quello della Baviera: ritornano le stesse differenze, con noi in svantaggio, tra Italia e Germania.

Bisogna cambiare passo, sollecita Sangalli, che però non condivide una riforma del fisco che aumenti le aliquote Iva: «Con i consumi così bassi sarebbe controproducente». Invece bisogna puntare sul turismo: secondo i dati del Centro studi i consumi (nel paese) degli stranieri meno i consumi dei residenti (all'estero) rappresentano lo 0,8% del Pil in Italia, una cifra che sale al 2,8% in Turchia, 3,4 in Grecia, 2,4 in Austria. Se raggiungessimo la quota austriaca ci sarebbe un effetto sul Pil di 1 punto, forse anche 1,5.

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