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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2011 alle ore 11:38.
L'aeroporto Catullo. L'autostrada del Brennero. La Cispadana. I servizi finalizzati al miglioramento della cultura industriale del tessuto produttivo, assecondando la voga della lean production. Business veri e attività a sostegno delle imprese. Realtà e progetti in cui sviluppare rapporti non solo competitivi, ma soprattutto cooperativi.
Gli intrecci societari e le alleanze strategiche sulle singole iniziative, presenti e future, costituiscono soltanto uno dei cuori delle sinergie che tre territori, Mantova-Verona-Modena, stanno poco alla volta costruendo. A vario titolo, con rapporti di forza diversi a seconda dei casi, i soggetti attivi di questa rete che cresce dal basso sono le associazioni di rappresentanza, gli enti camerali e gli enti pubblici delle tre provincie.
Una realtà e una prospettiva che sono state al centro delle riflessioni dell'assemblea annuale di Confindustria Mantova. «È il momento di superare i modelli chiusi e autonomi», ha ricordato il presidente di Confindustria Mantova, Alberto Truzzi. Aggiungendo poi: «Serve, a tutti i livelli, una spinta all'integrazione interprovinciale e interregionale per sommare competenze e risorse. Soltanto così si possono raggiungere i migliori risultati possibili». Ma, se la prospettiva è questa specie di auto-riformismo dal basso del sistema produttivo e civico, il presente è fatto di una uscita dalla crisi che, se è faticosa ovunque, appare meno lancinante qui rispetto al resto del paese.
L'indagine realizzata dall'Ispo di Renato Mannheimer va proprio in questa direzione. Il sentiment mantovano non è roseo, ma è meno scuro di quello riscontrato nel resto del paese. In questo sondaggio, infatti, gli imprenditori mantovani che si dicono molto o abbastanza preoccupati per la situazione economica italiana sono il 77%: una quota rilevante, ma sempre meno del 96% registrato dagli imprenditori italiani nel loro complesso. La preoccupazione per la propria azienda riguarda il 74% dei mantovani, contro l'80% degli italiani.
Peraltro, due terzi degli imprenditori mantovani sono ottimisti per il futuro della loro azienda, ma soltanto un terzo di essi nutre il medesimo ottimismo verso le sorti del Paese. Non è soltanto una questione di clima psicologico. È anche una questione di una quotidianità dura ma non impossibile da affrontare. Una quotidianità che ha nel profilo finanziario aziendale uno dei nodi più stringenti. Gli insoluti e i ritardi degli incassi sono argomento di preoccupazione per il 71% dei mantovani, a fronte del 76% degli italiani.
Il distacco aumenta nel caso della possibilità di accesso al credito: è fonte di preoccupazione per il 65% dei mantovani, contro il 77% degli italiani. Interessante anche la strategia adottata in questi ultimi due anni per uscire dal deserto della crisi: il 72% degli imprenditori mantovani ha investito in formazione. Una risposta reattiva interna al perimetro dell'azienda, che invece fa il paio con la proiezione esterna coincisa con lo sviluppo di nuovi accordi commerciali con altri partner, siglati dal 42 per cento. Invece, in un passaggio tanto complesso il delicato capitolo dimensionale divide gli industriali mantovani: il 44% è interessato a costruire, su obiettivi specifici, delle reti di impresa.
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