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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2011 alle ore 06:41.

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«Avevo già una mezza idea di iscrivermi a Economia all'università. Ora è una certezza». Federico non è il solo a essersi chiarito le idee. «È un'esperienza che mi è piaciuta molto. E mi ha fatto capire che voglio fare altro nella vita; forse il medico», dice Davide.
Magari non diventeranno manager, ma i 24 ragazzi del liceo Malpigli di Bologna, tutti fra i 17 e i 19 anni e iscritti al quarto anno, grazie al business game organizzato dalla scuola sono stati avvicinati a un mondo che dai banchi appare lontanissimo, ma che poi, in fondo, tanto lontano non è, se non altro in un posto come Bologna dove di piccole imprese, a conduzione familiare e non, se ne trovano in quantità. Andrea, per esempio, vuole fare il musicista o lo speaker radiofonico. «Ma d'estate vado nell'azienda di famiglia, un'impresa che realizza componenti per le macchine agricole ereditata da mia madre e dai suoi fratelli. Lì faccio di tutto». In questo tessuto, anche un gioco diventa ben più che un gioco: «Partecipando a questo progetto ho capito tanto, anche di mia madre e dei suoi comportamenti con gli altri. Mi capitava spesso di immedesimarmi». Hanno giocato a fare i manager per sei mesi i ragazzi del liceo bolognese. L'idea è partita tre anni fa dalla preside Elena Ugolini e da Marco Casiraghi, ex ad di Coesia e ora amministratore delegato di Powerflute, un'azienda multinazionale nel settore della carta. Da ottobre a fine dicembre i ragazzi hanno seguito lezioni sui fondamenti della vita d'impresa con professori d'eccezione tra cui Federico Minoli, ex numero uno di Ducati oppure Marco Mancini, Cfo di Coesia e Gd. Poi è partita l'attività di gruppo, fino al termine di marzo per la consegna dei business plan. Tutto al di fuori dell'orario scolastico. Il risultato sono quattro idee d'impresa – esposte poi alla Ducati – che vanno dall'apertura di un ristorante di cucina cinese e giapponese, alla realizzazione di un impianto di motocross, a un servizio chef a domicilio fino al lancio di un nuovo servizio di preventivazione polizze auto, via sms, nato da una reale richiesta di Genialloyd. Il progetto vincitore (il ristorante cino-giapponese) prevede un nient'affatto trascurabile utile di 430mila euro nel 2015 e break even cinque mesi dopo l'avvio dell'attività.
Livio ricorda con qualche patema «l'avvicinarsi delle scadenze. Del resto il nostro gruppo era già stato penalizzato da alcune uscite», ma come tutti gli altri mette fra i ricordi più belli la disponibilità dei manager che hanno fatto loro da tutor, in forma del tutto gratuita. Marco Becca, vicepresidente di Genialloyd, è uno di questi e Carlotta, che è stata nel suo gruppo, proprio non pensava che «una persona di questo calibro fosse così precisa e puntuale anche con noi, concedendoci di vederci anche a casa sua». «Si lavora molto poco con i diciottenni ed è un peccato, perché hanno una freschezza e delle idee utili», dice Becca, ammettendo che «un paio di cose emerse da questo lavoro pensiamo di utilizzarle». Un bel risultato per la scuola. «Pensiamo di aver dimostrato – spiega la preside, Elena Ugolini – che si possono fare le cose anche senza aspettare progetti standardizzati da Roma. Anche questo è il futuro della scuola, in grado di fornire competenze utili per la vita e per l'inserimento nel mondo del lavoro». Insomma, una scuola che "produce" e in grado di attutire la distanza fra scuola e "mondo del lavoro", che i ragazzi hanno percepito. «Alla fine di ogni lezione – confessa Federico – provavo forte la sensazione di voler continuare a studiare queste materie, piuttosto che quelle tradizionali». Posizione condivisa anche da Clarissa, secondo cui «togliere qualche ora alle materie classiche a favore dell'economia aziendale non sarebbe un gran peccato». Pietro, dal canto suo, una cosa ha apprezzato in particolar modo: «Mi è piaciuto aver capito che i risultati vengono con tempo e fatica. La sera prima di andare in Ducati, ho fatto le ore piccole per migliorare la presentazione in Powerpoint». E questo era il ricordo più bello.
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