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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2011 alle ore 06:41.

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ROMA
Poste apre ai consumatori dopo il black-out che per almeno quattro giorni ha paralizzato numerosi uffici. Anche ieri mattina i disservizi sono proseguiti in diverse città e sportelli rendendo impossibili o rallentando servizi come il pagamento delle pensioni, il pagamento di bollettini di utenze in scadenza, il ritiro di contante dal libretto postale, l'invio di corrispondenza. Via via però il servizio prima ha ripreso a marciare, anche se a singhiozzo. E secondo l'azienda guidata da Massimo Sarmi si va ormai verso la «completa normalità».
Il gruppo ha accolto intanto la richiesta presentata dalle principali associazioni di consumatori per un tavolo di conciliazione finalizzato, in alcuni casi, anche a risarcire gli utenti danneggiati dai disagi dei giorni scorsi. Un black-out informatico (si veda l'articolo in basso) che ha messo in ginocchio il sistema. Poste Italiane attribuisce in modo molto netto le responsabilità alle aziende partner dei servizi It, cioè Ibm e Hp. «L'inconveniente al software dei sistemi centrali sui quali poggiano le attività degli uffici – spiega l'azienda in una nota – è in via di completa risoluzione da parte dei tecnici italiani e statunitensi delle due società informatiche, che ora stanno continuando a eseguire test sulla regolare efficienza e operatività dei sistemi». Difficile escludere a questo punto che l'azienda di Sarmi possa valutare anche un'eventuale richiesta di danni ai fornitori.
Di certo, ad aspettarsi indennizzi o forme di rimborso sono gli utenti che a causa del black-out hanno avuto disagi tangibili, ad esempio il mancato pagamento nei termini previsti di una multa o di un bollettino. A questo proposito, le varie associazioni dei consumatori – Federconsumatori-Adusbef, Codacons, Adoc, Adiconsum – invitano i cittadini che nei giorni scorsi hanno avuto problemi con i servizi postali «a conservare tutte le prove dei disagi subiti, come ad esempio bollette, fatture, e contravvenzioni scadute, documenti utili per dimostrare i danni materiali legati al disservizio». Dopo voci che non hanno trovato seguito dell'avvio di una class action, le associazioni hanno concordato con l'azienda una valutazione caso per caso.
Poste ufficializza le scuse ai clienti e ribadisce ad ogni modo che si lavora per smaltire l'arretrato. Anche ieri, segnala l'azienda, «gli uffici postali sono stati aperti oltre il normale orario di chiusura, fornendo un volume di servizi nella media delle attività abitualmente svolte». In particolare, aggiunge Poste, sono stati garantiti i servizi a tutti i clienti in attesa, «garantendo così oltre 6 milioni di transazioni; sono state pagate più di 250mila pensioni e sono state eseguite oltre 1,5 milioni di operazioni di pagamento di bollettini».
Resta tuttavia l'attesa per l'andamento del servizio nella giornata di oggi, decisiva per esser certi che i problemi tecnici siano ormai superati. Critiche molto severe sono arrivate da Gianluigi Magri, commissario dell'Authority per le comunicazioni (Agcom), che ha parlato di «incredibili episodi nell'era della tecnologia e della comunicazione», che «minano non solo la capacità di garantire un pubblico servizio, ma anche la credibilità di chi dovrebbe garantirlo». Poi, dallo stesso Magri, è arrivata una indispensabile precisazione per chiarire che si è trattato comunque di dichiarazioni personali dal momento che l'Agcom non ha competenze in materia.
Vale la pena ricordare, a questo proposito, che il decreto legislativo con cui il Governo ha completato il processo di liberalizzazione postale non ha affidato i poteri sul settore all'Agcom né ha istituito una vera Authority indipendente. Il Governo ha infatti optato per un'agenzia che è emanazione del ministero dello Sviluppo economico. Sul nome dei tre componenti del collegio – Carlo Deodato, Francesco Soro, Giovanni Bruno – è arrivato finora il parere della competente commissione della Camera. Manca ancora il via libera al Senato, solo dopo l'agenzia entrerà gradualmente nella fase operativa. Troppo tardi per intervenire su un black-out che nel frattempo, si spera, sarà già risolto.
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