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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2011 alle ore 06:41.

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«Siamo tornati a crescere». Vito Artioli consegna a Cleto Sagripanti le chiavi della presidenza dell'Anci e, con esse, un bilancio del settore calzaturiero in attivo, che dà segni di chiaro recupero.
La produzione, nel primo trimestre è stata pari al 2,6% in volume e del 3,9% in valore. Cifre che rincuorano la platea degli imprenditori del settore dopo un triennio di fatiche di Sisifo. L'export - è un dato di fatto - è in netto recupero del 15,2% in quantità e del 13,7% in valore, pari a 221,4 milioni di paia, in tutto per un totale di 6,6 miliardi di euro, con un prezzo medio in lieve flessione (-1,3%).

Per le aziende italiane c'è stato un gran lavoro da fare, molte si sono riposizionate, hanno intercettato nuovi target di consumo e nuovi mercati. Anche i dazi antidumping per le calzature importate da Vietnam e Cina, scaduti a marzo, hanno dato una boccata di ossigeno. «Anci ha cercato di accompagnare questa mutazione e oggi raccogliamo i primi risultati di questo lavoro - ha detto Artioli - certo la strada è lunga, ma la direzione presa è quella giusta».
Nella seconda metà dell'anno, trainata dalle vendite estere e in particolar modo da alcuni paesi che sono tornati ad acquistare scarpe italiane, dalla Germania alla Francia, ma anche gli Usa e la Russia, per fare qualche esempio la situazione è cambiata sensibilmente: i volumi produttivi, dopo anni di continue erosioni, nel 2010 hanno invertito la rotta, tornando sopra i 200 milioni di paia (202,5+2,3% sul 2009) per oltre 6,7 miliardi di euro (+4,4%).

Il mercato interno, però, stenta a decollare. «Certo, il calzaturiero esporta oltre l'80% della produzione all'estero, ma il mercato interno rimane comunque strategico perchè rappresenta una palestra essenziale per le nostre imprese. Una situazione congiunturale così complessa - ha sottolineato Artioli - rende difficile la vita delle aziende ma mette a dura prova il nostro sistema distributivo fatto di piccole e medie realtà. Oggi è proprio il sistema distributivo italiano quello che sta soffrendo maggiormente perchè vede ridurre gli spazi commerciali a favore delle grandi catene anche dell'abbigliamento. Ci vuole una politica industriale degna di questo nome».

Toccherà a Cleto Sagripanti, 40 anni, di Macerata, amministratore delegato della Manas Spa, 40 anni, segno zodiacale pesci, due figli di 6 e 8 anni, battersi per raggiungere questo obiettivo delineato da Artioli.
La nomina di Sagripanti è stata seguita da quella della squadra che lo affiancherà nei prosismi due anni, una squadra che, per tipologia e localizzazione territoriale, è un campione del made in Italy: Gimmi Baldinini (Baldinini, Forlì/Cesena), Silvano Lattanzi (Zintala, Fermo), Diego Rossetti (Rossetti, Parabiago) e Adriano Sartor (Stonefly, Treviso). «È una nomina che arriva al momento giusto, anche dal punto di vista personale - esordisce Sagripanti –. Mi batterò per la difesa del made in Italy, il che vuol dire sostenere le professionalità artigianali che l'hanno reso grande e le piccole e medie imprese che lo realizzano».

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