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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2011 alle ore 13:15.

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Bolletta energetica sempre più cara per l'Italia. A rivelarlo è il presidente dell'Unione petrolifera, Pasquale De Vita, nel suo intervento all'assemblea annuale. «Nel 2011 la fattura energetica (con quotazioni del petrolio intorno ai valori attuali) potrebbe arrivare a superare i 63 miliardi di euro, mentre la fattura petrolifera potrebbe arrivare intorno ai 36 miliardi», livelli più alti mai registrati.

Le precedenti stime dell'Up (febbraio scorso) si attestavano, rispettivamente, a 60 miliardi per l'energia e 31-37 miliardi per il petrolio. Nel 2010 la fattura energetica è stata pari a 53,9 miliardi di euro (+11,5 miliardi rispetto al 2009), mentre la fattura petrolifera si è attestata a 28,5 miliardi di euro (+8 miliardi). Nel 2010, notano all'Up, il petrolio è costato, in media, il 40% in meno rispetto alle quotazioni attuali.

Sul rincaro della fattura petrolifera pesa l'alto prezzo del greggio
L'Up evidenzia che a pesare sulla fattura petrolifera è esclusivamente l'alto prezzo del greggio, visto che i consumi continuano a essere penalizzati. «La crisi economica - ha sottolineato ancora De Vita - ha colpito pesantemente il sistema industriale italiano edin particolare quello petrolifero, che è stato l'unico a registrare una nuova contrazione nei consumi. Il petrolio è stata infatti l'unica fonte che non ha recuperato nulla di quanto perso nel 2009 a causa della crisi, come hanno invece fatto energia elettrica e gas. Il suo peso sul totale è così sceso intorno al 39% rispetto al 41% del 2009, pur restando la nostra principale fonte di energia». «Complessivamente - ha insistito - negli ultimi sei anni i consumi petroliferi sono diminuiti più di quanto avessero fatto in occasione del secondo shock petrolifero (19,2 milioni di tonnellate in meno)».

L'autodifesa: basta polemiche, in Italia abbiamo prezzi europei
De Vita ha quindi rispedito al mittente le critiche sugli aumenti del prezzo dei carburanti nel nostro Paese. «In Italia ci sono 7-8mila impianti con prezzi della benzina agli stessi livelli europei. E non si tratta di pochi punti di distribuzione se si considera che in Francia in tutto gli impianti sono 12mila». Il presidente dell'Unione petrolifera ha quindi rivolto un invito al ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, ad «accelerare sulla strada» delle proposte condivise al ministero con i gestori. «La rete - ha detto De Vita - è già aperta a chiunque voglia entrarci e lo dimostra il fatto che nonostante la forte contrazione dei consumi registrata negli ultimi anni (il 18% in meno dal 2004) si sono avute numerose nuove aperture da parte di piccoli operatori indipendenti sia della grande distribuzione organizzata». Secondo la stima dell'Up si sarebbero aperti 3-4mila nuovi impianti negli ultimi 3 anni di cui 1.500 cosiddette pompe bianche.

Con lo stop al nucleare le fonti fossili sono insostituibili
Infine una battuta sulla necessità di investire nel futuro sulle fonti fossili. Le previsioni di crescita della domanda di energia mondiale e la frenata sul nucleare dopo Fukushima hanno infatti certificato, secondo De Vita, «il ruolo insostituibile delle fonti fossili (petrolio, gas, carbone) in termini di disponibilità, versatilità, economicità ed anche sicurezza». La domanda di energia, spiega il presidente dell'Up, «è destinata ad aumentare del 40% nei prossimi anni rispetto ai valori attuali. Il mix energetico vedrà il ruolo determinante delle fonti fossili che anche nello scenario più virtuoso copriranno ancora tra il 60% e il 70% della domanda mondiale (80% nei trasporti al 2035)». (Ce. Do.)

Approfondimenti sul Sole 24 Ore di giovedì 16 giugno

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