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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2011 alle ore 06:42.

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MILANO
La Rai finisce sotto il torchio dell'Antitrust per la ricezione "traballante" dei suoi canali in alcune regioni d'Italia, sia in analogico e sia digitale. L'Autorità per la concorrenza ha avviato un'istruttoria dopo la segnalazione di Federconsumatori sulle informazioni «inesistenti o ingannevoli – si legge in una nota dell'Agcm – relative alla copertura del segnale» in aree come il Trentino Alto Adige e la Toscana, che avrebbero indotto i consumatori «ad acquistare antenne o decoder nuovi nella speranza di ottenere una qualità migliore del segnale».
Si tratta di spese «aggiuntive rispetto al canone annuo – continua l'Antitrust – che gli utenti non avrebbero sostenuto se fossero stati a conoscenza che la difficoltà o l'impossibilità di vedere i programmi Rai dipendevano da problemi risolvibili dal concessionario del servizio pubblico». Al vaglio dell'Authority anche l'omessa indicazione dei costi del servizio "Risponde Rai", la linea dedicata all'informazione su tutte le attività della televisione di stato pubblicizzata come "numero verde" pur essendo un servizio a pagamento. Il dato che sorprende riguarda proprio l'indipendenza di queste segnalazioni dal calendario dello switch off, se è vero che il Trentino è passato al digitale terreste nel 2009 mentre la Toscana, come da calendario "governativo", sta abbandonando l'analogico in questo primo semestre dell'anno.
Sempre sul fronte televisivo, ma passando ad altri attori, è di ieri la notizia della vittoria legale di Rti (Mediaset) contro Italia online – oggi Libero.it, appena scorporato da Wind-Vimpelcom ma ancora di proprietà di Naguib Sawiris – il provider che aveva diffuso in rete filmati protetti dal diritto d'autore. Il Tribunale di Milano ha accolto le richieste del Biscione e ha stabilito che la diffusione non autorizzata di questi filmati costituisce violazione del copyright. La causa proseguirà per la quantificazione dei danni e la prima richiesta di Cologno Monzese era stata di 100 milioni di euro.
«Mediaset accoglie con soddisfazione – si legge in una nota della società – questa ulteriore affermazione di principio che consolida la giurisprudenza inaugurata dal tribunale di Roma nei confronti di Google-Youtube. È stata ancora stabilita la diretta responsabilità dei provider nel caso di diffusione non autorizzata di contenuti protetti da copyright».
Si legge nella sentenza emessa il 7 giugno scorso dalla sezione specializzata nella proprietà industriale e intellettuale del Tribunale di Milano: «(...) Accertato che la diffusione nella sezione video del portale Iol di brani filmati tratti da programmi televisivi come Amici, (...) I Cesaroni e (...) il Grande Fratello (...) costituisce violazione dei diritti di parte attrice, ne inibisce l'ulteriore diffusione, fissando a titolo di penale per ogni violazione la somma di euro 250 per ogni audiovideo non rimosso per ogni giorno di indebita permanenza».
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