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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2011 alle ore 15:01.

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ROMA - Stop alle opere incagliate e ridestinazioni delle somme recuperate alle opere che tirano. Continua la massiccia (e silenziosa) riprogrammazione dei finanziamenti pubblici destinati alle grandi opere per cancellare le risorse agli investimenti rimasti al palo e dare benzina a chi corre. Dopo la norma sull'azzeramento dei mutui assegnati dalla Cassa depositi e prestiti e non impegnati in cantieri, che sono stati riassegnati al Mose di Venezia, l'operazione del ministero dell'Economia cresce ora di scala e con la manovra del 30 giugno investirà direttamente i fondi assegnati dal Cipe: miliardi di euro che sono stati attribuiti alle grandi opere della legge obiettivo dal 2002 a oggi e che non sono riusciti ad arrivare neanche alla pubblicazione del bando per la gara di appalto. Sarà ancora il Cipe a riassegnare le risorse riconquistate a nuove opere.

Difficile dire, in prima battuta, a quanto possano ammontare le risorse ferme dopo essere state programmate e assegnate dal comitato interministeriale. Dalle prime valutazioni dei tecnici appare chiaro, però, che la questione non tocca poche opere marginali, ma diverse decine di opere, spesso assegnatarie di importi consistenti. Per dare l'ordine di grandezza, si può ricordare che nell'ultimo allegato infrastrutture al Dpef, elaborato dal ministero delle Infrastrutture, si afferma che su 90 miliardi di copertura finanziaria complessiva alle opere della legge obiettivo, 60 riguardano opere già in corso di appalto: opere per 30 miliardi, secondo questa valutazione, non sarebbero state ancora appaltate alla scadenza di novembre 2010. Solo una parte della copertura finanziaria arriva però dalle risorse della legge obiettivo e del fondo infrastrutture, che potrebbero essere toccate dal provvedimento di azzeramento. Il rapporto Camera dei deputati-Autorità di vigilanza sui contratti pubblici-Cresme quantifica nel 25% circa (21 miliardi su 79) la quota di copertura delle risorse Cipe. C'è il rischio, quindi, che 7-8 miliardi di risorse Cipe siano ancora ferme al palo, prima dell'affidamento.

Non sarà questa l'unica misura in materia di infrastrutture all'interno della manovra. Molto probabilmente nel provvedimento che il Governo varerà il 30 giugno dovrebbero esserci anche norme che riguardano la riorganizzazione dell'Anas. La Lega insiste per una regionalizzazione federalistica della Spa stradale, ma è soprattutto il rapporto con i concessionari a essere messa in discussione. In ballo ci sono i poteri di vigilanza dell'Anas sulle concessionaria, ma anche gli stessi poteri concessori.

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