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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2011 alle ore 14:49.

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ROMA - Guai se si dovesse verificare una restrizione del credito alle imprese.
«Sarebbe un danno, si rischia di indebolire una ripresa che è già a macchia di leopardo nel paese». È un argomento su cui Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria di Confindustria, tiene da tempo la guardia alta.

Nel vertice della confederazione ha la delega per i problemi del credito, compito difficile, in una fase che va dall'inizio della crisi ad oggi, in cui ha dovuto fare i conti con le difficoltà finanziarie delle aziende e il rischio credit crunch. Ora si trova sul tavolo il problema dei parametri di Basilea 3. Un elemento in più che può pesare in una eventuale restrizione del credito alle imprese, specie le più piccole. Di questo parlerà Boccia domani mattina, nell'incontro fissato con il Commissario europeo al mercato interno e ai servizi finanziari Michel Barnier. E arriveranno a Bruxelles tutti insieme: i rappresentanti delle aziende, Confindustria e Rete Imprese Italia (commercianti e artigiani) e Abi.

Banche e mondo imprenditoriale insieme: segnale di un problema comune?
È importante questo approccio unitario del sistema Italia. Banche accanto alle categorie economiche. A dimostrazione che porre il problema delle regole di Basilea 3 non è solo un interesse particolare delle aziende, ma anche il sistema bancario teme i possibili effetti negativi.

I tempi di avvio delle nuove regole però sono ancora lunghi...
Sì, ma le banche si stanno già preparando. Stanno aumentando la propria patrimonializzazione e il mercato già sta scontando l'entrata in vigore dei futuri parametri.

Quali potranno essere gli effetti di Basilea 3?
Ci potrebbero essere effetti sull'economia reale, restringendo il credito alle imprese proprio mentre si cerca di cogliere la ripresa e in una fase in cui il credito non è più inclusivo ma selettivo.

Proporrete modifiche?
Proporremo l'introduzione di un moltiplicatore da applicare ai portafogli crediti delle pmi che, tenendo conto della dimostrata minore rischiosità di tali portafogli, ne riduca l'assorbimento di capitale. In questo modo la Ue difende se stessa e il suo patrimonio di piccole e medie imprese, diffuse soprattutto in Italia, ma anche nel resto dei paesi Ue. Basti pensare che in Europa le pmi assorbono il 67,4% dell'occupazione. Non dimentichiamo inoltre che proprio l'Europa ha varato lo Small Business Act, per facilitare lo sviluppo delle pmi. Basilea 3 infatti rischia di penalizzare di più le pmi europee, che ricorrono a strumenti finanziari più tradizionali, rispetto a quelle americane, abituate ad utilizzare strumenti finanziari più avanzati. Recenti stime indicano che la dipendenza dell'economia dell'Area euro dalle banche è 3 volte superiore a quella degli Stati Uniti. La nostra proposta dovrebbe evitare l'effetto restrittivo del credito. Comunque, ci teniamo a sottolineare che Confindustria in linea di principio condivide l'obiettivo di Basilea 3 che è quello del rafforzamento patrimoniale delle banche, perché è una forma di prevenzione nei confronti delle crisi finanziarie.

Le banche con voi: una collaborazione su cui Confindustria sta lavorando da tempo, con l'accordo sulla moratoria sui debiti. Come sta andando?
Da tempo lavoriamo a un rapporto di dialogo con il mondo bancario, in base alla riflessione che un sistema creditizio forte ha bisogno di imprese forti e viceversa. La moratoria ha avuto effetti positivi: ne hanno beneficiato oltre 180.000 imprese per un ammontare di rate sospese pari a circa 14 miliardi. La misura è stata inoltre riproposta nell'Accordo per il credito di febbraio, che ha previsto una proroga fino al 31 luglio prossimo. Altrettanto positivi sono gli accordi con singoli istituti bancari. La nostra collaborazione con il sistema bancario è inoltre concentrata sulla comunicazione. Le imprese devono impegnarsi per migliorare il loro modo di comunicare con le banche, valorizzando gli aspetti qualitativi; le banche da parte loro devono fare uno sforzo in più per valutarli. Inoltre, si sta avviando anche una collaborazione sui temi dell'internazionalizzazione: la banca come partner per andare all'estero.

C'è anche l'aspetto patrimonializzazione: le imprese devono rafforzarsi da questo punto di vista...
L'accordo con Intesa SanPaolo prima e la moratoria poi prevedono che, a fronte di un investimento dell'azienda, la banca intervenga in modo moltiplicativo. Questi contenuti si ritrovano anche nell'accordo appena firmato da Borsa Italiana e Abi: le società che si quotano possono avere un finanziamento dalle banche con valore moltiplicativo. La strada è questa: avere imprese più forti, con banche più forti.

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