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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2011 alle ore 10:28.
A fronte di un costo complessivo di 8,5 miliardi di euro, la realizzazione della tratta Torino-Lione sul territorio subalpino genererebbe dal 2014 al 2022 una produzione lorda di 18,2 miliardi e un valore aggiunto di 7,9 miliardi. Gianfranco Carbonato, presidente dell'Unione industriale di Torino, ha utilizzato i dati di uno studio voluto da Transpadana per sottolineare, all'assemblea dell'associazione imprenditoriale, l'importanza di un'opera che non riesce a decollare.
«Secondo queste stime – ha proseguito Carbonato – la realizzazione della Torino-Lione può generare una crescita del Pil torinese pari a circa l'1%». Senza dimenticare le ricadute valutate in almeno 7-8mila occupati all'anno, solo nell'area torinese. È dunque evidente che Torino, alle prese con una crescita troppo lenta, ha bisogno di un'opera che possa rappresentare uno stimolo per nuovi investimenti in altri settori.
Ma non c'è solo la Tav nel futuro dell'area. Il presidente degli industriali ricorda le ricadute socio-economiche del piano Fiat per Mirafiori e Grugliasco: «A fronte di un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro – ha ricordato Carbonato – si registrerà, subito, una crescita annua dello 0,7% del Pil; quando la produzione sarà a regime, consentirà una crescita annua del Pil pari al 2,5% mentre, sul piano dell'occupazione, oltre all'assorbimento dei lavoratori in cassa integrazione, si manifesteranno importanti prospettive dirette ed indirette».
Eppure, secondo il presidente dell'associazione industriale, la società locale non ha saputo cogliere sino in fondo il valore potenziale di questi due investimenti. Anzi, a suo avviso ci si è scontrati con ostilità, diffidenze, sorde resistenze. «Tutti sintomi – ha assicurato Carbonato – di una cultura negativa verso lo sviluppo, al punto da sfociare, talvolta, in un atteggiamento antindustriale che forma un ostacolo vischioso, una vera e propria remora dinanzi alla crescita economica».
Anche perché, secondo il presidente degli imprenditori, superata la fase più difficile della crisi, il contributo dell'industria manifatturiera torna ad essere determinante per l'economia torinese. Precisando inoltre che «settori non meno importanti, anche dal punto di vista quantitativo, come l'edilizia, il commercio e una parte rilevante del terziario non sono, da soli, nelle condizioni di sostenere in maniera significativa la ripresa, in quanto più legati alla domanda interna e alla dinamica della spesa pubblica». E questo mentre la domanda interna ristagna e la spesa pubblica deve essere ridotta.
Mentre la ripresa è trainata dall'export che, a livello torinese, è cresciuto del 9,3% nei primi tre mesi dell'anno. Positiva anche la diversificazione dei mercati, con la quota verso i Paesi extra Ue aumentata di 10 punti negli ultimi 10 anni. Così come è raddoppiata la quota diretta verso i Paesi del Bric, ma si rimane, con il 9% del totale, ad un livello ancora del tutto insoddisfacente. Per questo l'associazione imprenditoriale ha rivolto una particolare attenzione a questi Paesi. È cresciuta anche la presenza diretta all'estero delle imprese torinesi: sono 164 tra quelle iscritte all'Unione industriale, con 776 insediamenti esteri. E il 55% del totale è localizzato al di fuori dei confini dell'Ue.
Non mancano tuttavia i nodi da risolvere. A partire dalla disoccupazione giovanile, particolarmente grave a Torino dove i giovani rappresentano solo il 36% delle assunzioni. Carbonato ha apprezzato l'impegno della Regione Piemonte su questo fronte, così come ha plaudito al coraggio del ministro Renato Brunetta, per il tentativo di riformare la Pubblica amministrazione. Dove, però, le resistenze sono fortissime e dove, secondo Banca d'Italia, le retribuzioni sono aumentate, in termini reali, di oltre il 22% negli ultimi 8 anni. Un dato immediatamente smentito dalla Cisl.
L'IMPATTO
7,9 miliardi - Valore aggiunto
Secondo lo studio di Transpadana sarebbe questa, in 9 anni la ricaduta per Torino della realizzazione della Torino-Lione a fronte di un investimento complessivo di 8,5 miliardi
36% - Assunzioni giovanili
In provincia di Torino i giovani rappresentano solo il 36% delle assunzioni complessive, mentre negli ultimi 3 anni il tasso di disoccupazione giovanile è salito dal 18 al 33%
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