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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2011 alle ore 07:51.

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La leadership di Susanna Camusso esce rafforzata nella Cgil dall'accordo unitario. Che consente alla confederazione di Corso d'Italia di uscire dall'angolo e di ricucire con Cisl e Uil dopo lo strappo consumato con l'intesa separata del 22 gennaio del 2009. E potrà, anche, provocare scossoni negli equilibri interni dell'organizzazione e nei rapporti con i vertici della Fiom, chiamati al rispetto di norme che non condividono.
«Lo spirito è quello di superare la stagione della divisione sindacale per rimettere la contrattazione al centro – ha commentato Camusso in conferenza stampa – abbiamo definito le norme sulla democrazia per garantire il coinvolgimento dei lavoratori nell'attuazione degli accordi». Come tradizione il segretario generale della Cgil ha soltanto siglato l'intesa che prima della firma definitiva dovrà passare al vaglio del prossimo direttivo della Cgil (l'11 luglio è prevista una riunione), e farà da apripista per l'attuazione di una nuova norma dello Statuto, introdotta dal congresso di Rimini dello scorso anno, che affida al solo parlamentino il compito di deliberare su piattaforme e accordi interconfederali. Il voto del direttivo sarà vincolante per tutti, anche per il leader della Fiom, Maurizio Landini, che lunedì scorso non voleva dare il mandato a Susanna Camusso per trattare e concludere l'accordo.

Oggi ci sarà una prima verifica nella riunione con i segretari generali di categoria, che lunedì al direttivo avevano condiviso la linea espressa da Susanna Camusso (con l'eccezione della Fiom). Il segretario generale già dispone di un largo consenso nella confederazione, mentre la minoranza de "La Cgil che vogliamo" che al congresso di Rimini contava il 17% – in cui coabitavano ex cofferatiani accanto a sostenitori della Rete 28 aprile di Cremaschi su posizioni vicine a quelle della sinistra radicale – negli ultimi mesi si è sfaldata, e dopo aver perso pezzi del pubblico impiego si è coagulata intorno alla Fiom. O meglio alla maggioranza del sindacato delle tute blu, visto che la minoranza (pesa per il 27%) di Fausto Durante è sulle posizioni della Camusso.

È ipotizzabile un ridimensionamento del peso specifico dei vertici della Fiom, che dovranno adeguarsi alle nuove regole, se saranno approvate dal direttivo. In caso contrario scatteranno sanzioni disciplinari fino al commissariamento della categoria.
In questo scenario, all'interno della Fiom potrebbero emergere divisioni tra quanti, sentendo superato il vincolo di appartenenza alla confederazione, potrebbero essere spinti fuori, e quanti invece sceglieranno di restare. E prenderà forza la posizione di coloro che, come il leader della minoranza riformista Fiom, Fausto Durante, premevano per apporre una firma tecnica alle intese separate di Pomigliano e Mirafiori che hanno ottenuto la maggioranza dei consensi nei referendum.
G. Pog.

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