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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2011 alle ore 08:09.

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ROMA. Un accordo che è un passo avanti positivo, con la firma unitaria dei tre sindacati Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, l'estensione erga omnes dei contratti, il via libera alle intese modificative per gli accordi aziendali. Nella giornata di ieri i vertici della Fiat, John Elkann e Sergio Marchionne compresi, e i professionisti esperti di diritto del lavoro hanno studiato il testo dell'accordo sulla rappresentanza ed erga omnes dei contratti aziendali per capire se l'intesa sarà sufficiente a garantire del tutto l'applicazione degli accordi di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco.

Il Lingotto si trova a fare i conti con la Fiom di Maurizio Landini, che non ha firmato le intese con la Fiat e ieri ha bocciato il protocollo firmato martedì sera dalle confederazioni, e che ha portato la Fiat in tribunale contro la scelta di costituire le newco per Pomigliano e Mirafiori (il 16 luglio ci sarà la seconda udienza a Torino e potrebbe essere quella definitiva).

Una strada, quella delle newco, imboccata per garantire quanto più possibile la governabilità degli stabilimenti e che ha comportato la non iscrizione a Confindustria. E l'ad del gruppo, Sergio Marchionne, aveva anche ipotizzato, nelle scorse settimane, di disdire l'adesione di tutto il gruppo dalla Confederazione, proprio per avere le condizioni di governabilità e operatività per mandare avanti gli investimenti.

Il protocollo dell'altro ieri, ha spiegato subito dopo la sigla la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, definendo la validità erga omnes dei contratti firmati dalla maggioranza dei sindacati e introducendo le clausole di tregua sindacale, va «nella direzione richiesta dalla Fiat». Introduce una rete di tutele e di regole, condivise unitariamente, che fino ad oggi il settore privato non ha mai avuto (il Pubblico impiego invece ha da molti anni una legge).

Nelle prime fasi della trattativa non si era escluso che, dopo l'accordo interconfederale, ci fosse potuto essere un possibile recepimento per legge, per lo meno sull'erga omnes, per renderlo più cogente. L'ipotesi però è stata messa da parte, per sottolineare l'autonomia e il ruolo delle parti sociali. Una soluzione che invece sarebbe piaciuta al Lingotto, che la considera una strada inequivocabile per bloccare i ricorsi e i no dei metalmeccanici Cgil. Per ora, la legge non è sul tavolo, come emerge dalle dichiarazioni del giorno dopo dei sindacati. Ma non è nemmeno detto che, se dovesse emergere una necessità di maggior tenuta dell'intesa, non se ne possa riparlare in un successivo momento, sempre su richiesta delle parti sociali al governo.

La sigla dell'accordo non è stata facile per la numero uno Cgil, Susanna Camusso, che deve fare i conti con le resistenze della Fiom. E sono rimbalzate immediatamente a Torino le parole che la numero uno della confederazione ha pronunciato ieri, nella conferenza stampa, riguardo alle intese Fiat: e cioè che la casa automobilistica torinese non è coperta dall'accordo (non c'è retroattività, ha spiegato, e non si possono fare intese separate).

Oggi dal Lingotto potrebbe arrivare una posizione ufficiale, dopo l'analisi del testo, e forse anche qualche indicazione se venga ancora ritenuta necessaria una eventuale uscita del gruppo dalla Confindustria.
Sta di fatto che gli accordi per Pomigliano e Mirafiori sono stati resi possibili proprio dal meccanismo delle deroghe per i contratti aziendali previsti dalla riforma della contrattazione del 2009. E che oggi esiste un accordo unitario sulla rappresentanza ed erga omnes che rende stringente il rispetto delle intese. Si vedranno gli sviluppi. Già nelle scorse settimane il vice presidente di Confindustria, Alberto Bombassei, aveva dichiarato che «l'adesione a Confindustria non indebolisce la Fiat, anzi la rafforza». Il protocollo di martedì è certamente un elemento in più.

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