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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2011 alle ore 08:03.

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ROMA. Aumento dell'Iva non automatico ma "opzionale" e comunque da mettere eventualmente in campo solo quando la riforma fiscale entrerà a regime, dunque non prima del 2013-2014. È la novità dell'ultim'ora sul fronte del disegno di legge delega che il titolare dell'Economia, Giulio Tremonti presenterà questo pomeriggio in Consiglio dei ministri, insieme alla manovra.

L'indicazione di percorso è per le tre aliquote Irpef del 20, 30 e 40%, da finanziare in gran parte attraverso il riordino delle agevolazioni fiscali. In prospettiva il ddl delega fissa come obiettivo il «graduale spostamento» del prelievo dall'imposizione diretta a quella indiretta, dunque dai redditi ai consumi («dalle persone alle cose», in ossequio a uno dei principi cardine del «Libro bianco» del 1994). Rientra in questo ambito il prospettato, possibile aumento dell'Iva. Saranno i successivi decreti legislativi a definire nel dettaglio l'entità del possibile aumento: l'opzione più accreditata resta quella del ritocco di un punto dell'aliquota agevolata del 10% e di quella ordinaria del 20 per cento. Operazione che potrebbe comportare anche una revisione dei beni e dei servizi attualmente tassati ad aliquota agevolata.

Nella delega vi sarà l'indicazione sull'Iva ma a livello opzionale, confermano fonti dell'Economia. Nessun intervento immediato, dunque già nel decreto legge sulla manovra oggi al varo del Governo, come prospettato nei giorni scorsi sia pure a livello di ipotesi. Non può che essere così, del resto, poiché l'aumento dell'Iva certo non lo si annuncia (evidente il rischio di ingenerare fenomeni speculativi). Lo si fa per decreto. Se così non è, e ci si affida a un disegno di legge delega, l'indicazione di percorso non può che essere generica.

Quanto all'Irpef che verrà, saranno anche in questo caso i successivi decreti attuativi della delega a definire nel dettaglio gli scaglioni di reddito cui applicare le tre aliquote: 20%, 30% e 40%, al posto delle attuali cinque (23% fino a 15mila euro, 27% da 15 a 28mila euro, 38% da 28 a 55mila euro, 41% da 55 a 75mila euro, 43% per i redditi superiori a 75mila euro).
L'obiettivo a regime della riforma è una struttura del prelievo basata su soli cinque tributi principali (Irpef, Ires, Iva, Imposta sui servizi e Irap). Nella delega viene a questo proposito confermato l'intendimento programmatico ad abolire l'Irap dal 2014, in linea con quanto previsto dal decreto attuativo del fisco regionale.

Quanto alle agevolazioni, nel testo del ddl delega si fa esplicita menzione degli attuali 476 bonus, che comportano una erosione del gettito per 161 miliardi. Ovviamente si tratta di scegliere. L'ipotesi che possa essere applicata una riduzione secca del 10%, con un conseguente risparmio di 16 miliardi (un punto di pil) è solo teorica. Con ogni probabilità, alla fine, l'intervento di razionalizzazione consentirà di recuperare gettito con cui finanziare la rimodulazione dell'Irpef attorno ai 3,5-4 miliardi. Per il resto, ci si affiderà alla futura manovra sull'Iva. A regime, ammesso che la riforma si riuscirà a realizzare per intero, si immagina un intervento complessivo per non meno di 18 miliardi.

Anche il riordino del prelievo sulle rendite finanziarie rientra nel carnet del ddl delega. Si va verso una tassazione unificata al 20%, con l'esclusione dei titoli di Stato. In tal modo, quando anche questa parte della riforma troverà concreta attuazione, confluiranno sotto lo stesso prelievo i guadagni di borsa (attualmente al 12,5%) ma anche gli interessi su conti correnti e postali (attualmente al 27,5%).

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