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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2011 alle ore 08:50.

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Stop ad ampio raggio alle manovre elusive del patto di stabilità, che vengono considerate nulle e possono costare 10 mesi di indennità agli amministratori che le hanno decise e tre mesi di stipendio ai responsabili del servizio finanziario.

Ristrutturazione delle sanzioni per chi sfora, con i tagli ai trasferimenti che vengono spostati sul fondo di riequilibrio a cui il decreto sul federalismo municipale assegna il compito di sostituire da quest'anno i vecchi assegni statali; conferma dell'estensione ad ampio raggio dei tetti alla spesa di personale, che oltre agli enti locali si applicano considerando anche un'ampia fetta di partecipate.
Sono le novità principali dirette ai sindaci nelle bozze circolate ieri della manovra, nell'attesa che prendano corpo anche le nuove misure sui tagli ai costi della politica e sul restyling del patto di stabilità diretto a premiare le amministrazioni virtuose. Su quest'ultimo punto l'accordo politico è stato raggiunto, come confermato dal leader leghista Umberto Bossi; l'intesa andrà ora messa nero su bianco nel decreto atteso domani a Palazzo Chigi.

Per ora viene definita meglio la clausola antielusiva per il patto. Insospettiti dal bassissimo numero di enti che ogni anno risultano sforare i vincoli, e confermati nelle loro perplessità da più di un'ispezione della Ragioneria, i tecnici di Via XX Settembre hanno deciso di mettere nel mirino i maquillage contabili e organizzativi che servono a mostrare un rispetto formale del patto, mentre la realtà va in tutt'altra direzione. La clausola è divisa in due capitoli. Il primo è indifferenziato, e prevede la nullità di tutti «gli atti che si configurano elusivi» delle regole del patto. Nella tagliola possono finire le esternalizzazioni fittizie, i trasferimenti di residui passivi (accompagnati da concessioni di credito) alle partecipate, e strumenti come il leasing sempre più utilizzati per portare fuori dai bilanci voci di spesa e indebitamento importanti.

Quando poi la Corte dei conti si accorge che il rispetto del patto dipende da errate contabilizzazioni, per esempio dal rigonfiamento degli accertamenti in entrata, o da altre manovre elusive, oltre alla nullità scatteranno anche le sanzioni: fino a 10 volte l'indennità mensile per gli amministratori, e fino a tre mesi di retribuzione per i responsabili dei servizi finanziari.
Modifiche in vista inoltre per i tetti alle spese per i dipendenti. Se un sindaco ha un costo del personale superiore al 40% delle spese correnti, oltre il quale non potrà fare nuove assunzioni, si dovrà ora tenere conto delle «spese sostenute anche dalle società a partecipazione pubblica locale totale o di controllo che sono titolari di affidamento diretto di servizi pubblici locali senza gara, ovvero che svolgono funzioni volte a soddisfare esigenze di interesse generale aventi carattere non industriale né commerciale».

A meno che non si tratti di Spa quotate. E sempre a proposito di società viene semplificata la vita ai Comuni che associandosi superano i 30mila abitanti: stando alla bozza potranno costituirle senza aspettare il decreto degli Affari regionali.
Novità infine anche per Roma capitale. Potranno essere considerate parte della gestione corrente (e quindi non di quella commissariale) non solo le entrate successive al 2008 ma anche quelle antecedenti se accertate entro fine 2007.

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