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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2011 alle ore 07:41.

ROMA. Il Pd non cambia idea. «Responsabili sì ma non siamo dei matti, però questa minestra non la mangio, noi non la mangiamo». Pierluigi Bersani non sposta il suo partito di un millimetro dal «no» alla manovra nonostante gli appelli del Colle e punta l'indice contro l'effetto «recessivo» che avrà sul Paese visto che è composta solo di tagli. «Io mi sono fatto un'idea: sono arrivati là impreparati e lasciano un buco, un interrogativo, una bomba a orologeria sul 2013-2014». Il segretario del Pd si trova a Serravalle Pistoiese, ospite della Cgil insieme a Pier Ferdinando Casini con cui da tempo è in piedi un negoziato per l'alleanza. «Credo sia possibile un accordo tra moderati», dice lanciando a Casini la proposta di un percorso insieme guardando anche a un patto sociale post-berlusconiano. Il leader Udc condivide le critiche alla manovra «sleale» del Governo anche se non chiude – come fa Bersani – all'ipotesi di una patrimoniale per intaccare il debito pubblico. «Non è un reato parlarne». Tra loro alcune divergenze (come lo scambio di alcune battute sulla Tav) ma anche molti punti di intesa anche se il difficile sarà trovarla con Nichi Vendola che anche sulla riforma dei contratti siglata dalla Cgil ha una posizione contraria (e diversa da Pd e Udc).

Mentre i due leader dell'opposizione erano al dibattito di Serravalle, a Roma andava in onda la conferenza stampa di presentazione della manovra che è passata subito ai raggi X degli esperti del Pd. Di Giovanni Legnini, in particolare, senatore Pd e probabile relatore di minoranza della manovra a Palazzo Madama. «Il dato di fondo è che questo documento è un assegno post-datato, un formale recepimento delle intese con l'Ue ma una sostanziale elusione di quei patti». Legnini scende anche nel dettaglio soprattutto sugli enti locali: «La notizia, se confermata, di una decurtazione del fondo perequativo rappresenta un altro carico sugli amministratori oltre che una decapitazione del federalismo». Dunque, anche quella bandiera leghista piantata sul patto di stabilità "rivisto" per i Comuni virtuosi è una «scatola con sorpresa, non sappiamo ancora cosa ci sarà». L'unica nota positiva è l'aumento delle rendite finanziarie (esclusi i BoT) al 20% che è poi una proposta targata Pd. «Sì, è positivo ma le rendite sono tante, vorremmo capire a quali si applica l'aumento». Lo screening del senatore Legnini resta parziale – «non ho i testi definitivi» – ma anche ascoltando la conferenza stampa del premier e del ministro dell'Economia non ha sciolto il dubbio: «Io vedo solo micro-misure di mantenimento, ma dove sono le macro misure per arrivare agli oltre 40 miliardi?». Ecco la domanda, mentre una risposta arriva subito sui costi della politica. «Si è rivelato un bluff». (Li. P.)

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