Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2011 alle ore 11:01.

My24

Il contesto: di liberalizzare le professioni si parla da una quindicina d'anni, almeno dalle conclusioni dell'indagine Antitrust voluta da Giuliano Amato. Quel dibattito ha acceso l'attenzione anche sulle spinte corporative che l'organizzazione degli Ordini può portare con sé: i posti nei consigli territoriali e nazionali; la possibilità per chi è più in vista di acquisire e conservare quote di mercato professionale; l'incertezza economica (e talvolta formativa) per i praticanti e così via.

D'altra parte, gli Ordini dovrebbero esercitare un ruolo di garanzia nei confronti dei clienti. Tuttavia, quel dibattito è sempre stato dominato dal tono ideologico che, dietro i vessilli "ordini sì", "ordini no", ha in parte mistificato la realtà, con il risultato di avvelenare il confronto. Il proposito di liberalizzazione contenuto nella prima bozza della manovra finanziaria non sfugge a questa tendenza, con l'aggravante per il legislatore (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri) di enunciare un traguardo – l'eliminazione di restrizioni all'accesso e del numero chiuso – e di non pianificare strumenti adeguati per conseguirlo.

Ebbene, è necessario sottrarsi a questa logica che continua ad alimentare lo scontro e che non porta risultati a favore dei giovani, di quanti tentano la carta della professione anche per l'esiguità delle alternative, dei professionisti che fanno fatica ad affermarsi in mercati limitati e sovraffollati (i professionisti dal 1996 sono più che raddoppiati).

Il merito: se si vuole iniziare a dare un contributo per risolvere i problemi serve cambiare passo. Occorre mettere in campo strumenti che facilitino le aggregazioni. Si tratta di creare le condizioni economiche e giuridiche per arrivare a studi professionali più grandi, magari multidisciplinari. Occorre aprire ai professionisti la possibilità di accedere agli incentivi, al pari delle imprese. C'è la necessità di valorizzare gli studi, anche per attingere ai finanziamenti bancari: la cessione dell'attività va accompagnata da regole che tutelino cedente, cessionario e clienti. Infine, si deve far appello agli organismi professionali (Ordini, Casse, sindacati) perché attivino meccanismi che consentano integrazioni di rete, così da far circolare know how e collaborazioni.

I professionisti non possono finire stritolati nel dibattito sugli Ordini: che gli studi funzionino è un valore aggiunto per tutti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi