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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2011 alle ore 07:39.

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Per professionisti e piccole imprese, arriva il «cambio di pelle» del regime dei minimi. La sostitutiva dall'anno prossimo scenderà dal 20% al 5%, ma si applicherà solo per cinque anni e sarà limitato alle start up avviate da «nuovi» imprenditori a partire dal 2007, purché i beneficiari al momento di aprire i battenti non avessero superato i 35 anni di età.

I nuovi parametri, secondo il Governo, escluderanno dalla sostitutiva il 96% degli attuali «minimi», e il gioco fra il nuovo beneficio e e i circa 480mila soggetti che perdono il diritto alla sostitutiva è a favore dell'Erario (100 milioni di gettito in più a regime).

Sempre sul versante di autonomi e piccole imprese, all'avvio della stagione dei versamenti che si apre oggi con gli acconti il fatto di presentare uno studio di settore «congruo» rispetto ai parametri fissati dall'amministrazione finanziaria perde il proprio valore di tutela. Oltre alle maxi-sanzioni e all'accertamento induttivo per i contribuenti che non presentano o sbagliano la compilazione del modello, il pacchetto-studi della manovra introduce la possibilità di rettificare senza motivazione espressa anche i modelli «congrui».

La misura si spiega secondo il Governo con l'esigenza di «razionalizzare» l'utilizzo degli studi, anche se il gettito (220 milioni sul 2012 e 330 dal 2013) è atteso esclusivamente dalle sanzioni per chi non presenta o compila male lo studio: gli effetti, spiega la relazione tecnica, dovrebbero giocarsi soprattutto in termini di deterrenza, spingendo alla presentazione del modello almeno 135mila dei circa 450mila soggetti che oggi mancano all'appuntamento.

Nell'agenda di chi rischia di avere rapporti difficili con il Fisco, arriva lo slittamento degli accertamenti esecutivi (teoricamente in vigore finché la manovra non arriva in «Gazzetta»), che dà a Governo e categorie tre mesi in più (fino al 1° ottobre) per riaprire la partita dei correttivi. Diventa più facile, invece, rateizzare anche debiti pesanti con il Fisco, perché il decreto fa cadere l'obbligo di accompagnare la dilazione con la fideiussione bancaria o assicurativa.

Diversi sono invece gli interventi in materia di ammortamenti. È stata anzitutto approvata una delega per la riscrittura dal 2013 del sistema degli ammortamenti. Le nuove disposizioni saranno ispirate a criteri di semplificazione, per ridurre il numero dei coefficienti attualmente applicati. Tutto ciò dovrebbe portare a un recupero di gettito di Ires/Irpef stimato in 750 milioni di euro all'anno.

La durata per l'ammortamento fiscale delle opere in concessione è stata allungata a 100 anni. In pratica si potranno ammortizzare i costi delle opere in project financing per un importo annuo non superiore all'1% del totale. Le nuove regole che valgono dal 2011, anche per gli ammortamenti già avviati, penalizzano uno dei settori chiave nella realizzazione delle opere pubbliche. Infatti, le concessioni date dagli enti pubblici ai privati a fronte dei costi sostenuti da questi ultimi per realizzare le opere pubbliche durano di regola fino a a 30 anni, il che costringerà le società a rinviare al trentesimo esercizio la deduzione del 70% del costo, con un carico fiscale che potrebbe rendere insostenibile l'investimento.

Viene prevista, poi, la possibilità di 'riallineare', vale a dire di ammortizzare fiscalmente, anche gli avviamenti, i marchi e le altre attività immateriali acquisiti al bilancio sotto forma di partecipazioni a seguito di operazioni straordinarie, pagando la sostitutiva del 16% in dieci anni. In questo modo, si risparmiano Ires e Irap sul maggior valore iscritto in bilancio. Una regola che si applicherà a un numero limitato di società, soprattutto del settore bancario, che trova così una parziale compensazione agli aggravi Irap. Per le società di capitali, infine, viene meno il limite di cinque anni per riportare le perdite fiscali.

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