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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2011 alle ore 06:39.

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MILANO
Per ora è solo un avvertimento. Ma il messaggio che il commissario europeo ai Trasporti, Siim Kallas, ha lanciato ieri a Italia e Francia sulla Tav Torino-Lione è molto chiaro: i ritardi che continuano ad accumularsi nella realizzazione dell'opera comportano il rischio concreto che i fondi europei destinati al progetto subiscano un nuovo taglio, questa volta consistente. «Oggi non voglio dare cifre – ha detto il commissario in occasione di una conferenza stampa a Bruxelles per presentare il piano d'azione per i trasporti tra paesi vicini – ma un taglio ai fondi europei destinati all'opera ci sarà». Kallas ha dato tempo ai due paesi fino all'autunno, poi deciderà. Già lo scorso anno la verifica di medio termine sui progetti Ten-T (Mid term review) era costata una sforbiciata di 9,2 milioni del contributo comunitario iniziale che era pari a 671,8 milioni di euro.
«Avevamo impegnato 671 milioni di euro per il collegamento Torino-Lione – ha ricordato Kallas – ma l'accordo prevedeva che se non fossero stati assorbiti entro il 2015 ci sarebbe stato un taglio. Adesso valuteremo la situazione - ha insistito - ma realisticamente mi aspetto che taglieremo una parte dei fondi».
Le dichiarazioni di Kallas giungono non a caso all'indomani della riunione della commissione intergovernativa che si è tenuta mercoledì a Roma (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) da cui probabilmente Bruxelles si aspettava qualcosa di più dei «notevoli avanzamenti» sulla revisione dell'accordo intergovernativo tra i due Paesi, dichiarati nel comunicato del ministero dei Trasporti. Così come è rimasta nel vago la tempistica sulla definizione della nuova ripartizione dei costi tra i due paesi, liquidata con un «quanto prima».
A quanto pare, dunque, nessun progresso sostanziale, a differenza di quello che evidentemente la Ue si aspettava dopo le condizioni fissate a ottobre 2010. In quella occasione, visti i ritardi, la Dg Trasporti aveva tagliato i 9,2 milioni e aveva spostato l'orizzonte per l'utilizzo dei fondi europei dal 2013 al 2015 fissando alcune "milestones", per usare il gergo comunitario. Non solo l'avvio dei lavori della galleria della Maddalena (partiti a fine giugno anche se a prezzo di duri scontri con i No-Tav) ma anche la revisione dell'accordo intergovernativo con la nuova ripartizione dei costi che avrebbe dovuto essere pronta entro la fine dell'anno scorso. Per Kallas il trattato bilaterale modificato «sarebbe un passo decisivo per dimostrare l'impegno dei due paesi a procedere alle fasi successive del progetto», dando alla Commissione e a tutte le parti coinvolte «la chiara prospettiva che il tunnel sarà completato e che l'asse ferroviario sarà pienamente funzionante nel corso di questo decennio».
Gli esiti del vertice intergovernativo non hanno per nulla rassicurato Ettl Gunther, il numero due del coordinatore europeo della tratta in questione, che aveva partecipato alla riunione romana a testimonianza della disponibilità della Commissione. Ed ecco spiegata la reazione – a stretto giro, prima in una nota e poi in conferenza stampa – del commissario Kallas, il quale ha comunque ribadito il «pieno sostegno» della Commissione alla Torino–Lione, «un progetto italo–francese diventato progetto europeo e che vogliamo vada avanti».
Kallas ha anche incoraggiato il ministro italiano dei Trasporti, Altero Matteoli «ad accelerare il processo di approvazione del progetto preliminare», in ritardo di oltre sei mesi, un altro dei tasselli che mancano nel piano di avanzamento fissato dalla Commissione per erogare i finanziamenti.
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