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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 08:09.

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ROMA - Sul tavolo delle pensioni il Governo cala il poker. Sono quattro infatti gli interventi in campo previdenziale contenuti nel pacchetto di emendamenti alla manovra presentati dal relatore Gilberto Pichetto Fratin (Pdl) ieri pomeriggio in commissione Bilancio del Senato: rivalutazione aumentata al 70% per gli assegni tra 1.400 e 2.300 euro e azzerata oltre tale soglia; contributo di solidarietà del 5% sui trattamenti da 90mila euro in su e del 10% oltre i 150mila; anticipo al 2013 dell'aggancio all'aspettativa di vita; posticipo nel 2012 di un mese e poi di due e di tre dell'uscita dal lavoro per chi ha 40 anni di contributi.

La prima misura è anche la più annunciata. Da più di una settimana l'Esecutivo si era detto pronto ad allentare la stretta al meccanismo che adegua l'importo al costo della vita. E così è stato anche se in misura minore rispetto alle previsioni della vigilia e, soprattutto delle richieste delle opposizioni. Anziché bloccare nel biennio 2012-2013 l'indicizzazione sulle pensioni superiori a 8 volte il minimo Inps (cioè da 3.800 euro in avanti), come invocato martedì dalla minoranza, il testo presentato da Fratin si è limitato ad aumentare dal 45 al 70% il coefficiente di rivalutazione introdotto dalla manovra per i trattamenti tra 3 e 5 volte (inclusi nel range 1.400-2.300 euro). Azzerandolo poi oltre tale soglia. Critiche per la decisione dell'ultimora sono giunte dall'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano (Pd) che ha accusato la maggioranza di voler mantenere una «grave iniquità» poiché «vengono colpite le indicizzazioni delle pensioni medio-basse».

Ma alla base dell'allentamento 'light' c'è stata la necessità di conservare invariati i saldi della correzione come imposto dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Tant'è che da questa disposizione, stando alla relazione tecnica allegata all'emendamento, continueranno ad arrivare 420 milioni l'anno prossimo e 680 nel 2013 e 2014. Risorse a cui si sommeranno quelle, per la verità modeste, provenienti dal contributo di solidarietà sulle 'pensioni d'oro' invocato dalla Lega e recepito dal relatore. Dal 1° agosto di quest'anno al 31 dicembre 2014 coloro che ricevono un assegno previdenziale superiore ai 90mila annui dovranno rinunciare al 5%; dai 150 mila euro in su il sacrificio sarà del 10 per cento. Per un totale di 12 milioni recuperati dall'erario quest'anno. Che diventeranno 44 nel prossimo triennio.

La terza linea d'azione riguarda un tema già battuto dal decreto legge 98: l'adeguamento triennale dell'età di uscita dal pensionamento all'aspettativa di vita. Il testo approvato a Palazzo Chigi anticipava dal 2015 al 2014 l'avvio dell'aggiornamento delle finestre di uscita. Con la modifica apportata ieri questo effetto viene retrodatato di altri 12 mesi. Ciò significa che a partire dal 1° gennaio 2013 ci vorranno tre mesi in più per ottenere il pensionamento di vecchiaia laddove dal 2016 al 2030 ne serviranno quattro. Dal 2030 al 2050 l'adeguamento necessario scenderà di nuovo a tre mesi. Nel complesso, tra una quarantina d'anni, si lavorerà tre anni e dieci mesi in più di adesso. Con un risparmio per lo Stato di 38 milioni nel 2013, 262 nel 2014, 290 nel 2015 e così via.
Allungamento in vista ‐ ed è forse la novità più rilevante in campo previdenziale visto che finora un'ipotesi del genere non era stata prospettata - anche per chi punta ad andare in pensione con 40 anni di contributi versati a prescindere dall'età anagrafica. Uno degli emendamenti firmati Fratin posticipa la finestra di uscita di un mese per chi avrebbe maturato il quarantennio di lavoro nel 2012; di due mesi per chi arriverà nel 2013 e di tre mesi dal 2014 in poi. Ma è la stessa norma a prevedere due eccezioni. Innanzitutto, non saranno colpiti dal prolungamento ex lege i lavoratori che raggiungeranno quota '40' già quest'anno. In secondo luogo, viene introdotta l'esenzione per 5mila unità dei circa 34.500 interessati annualmente. Al netto delle deroghe questa disposizione produrrà 201 milioni di euro di risparmi aggiuntivi nel 2013. Destinati a crescere di anno anno in anno fino alla vetta di 790 milioni nel 2015.
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