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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 06:41.

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ROMA
Undici proposte per accelerare l'attuazione dell'Agenda digitale europea. A portarle sul tavolo del commissario Ue Neelie Kroes sono stati 37 top manager dell'industria dei media e delle telecomunicazioni. L'incontro segue quello organizzato dalla Kroes lo scorso marzo dopo aver constatato la lentezza con cui la maggior parte dei governi europei sta marciando verso gli obiettivi di Agenda digitale 2020, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione delle nuove reti a banda larga.
Di qui le undici proposte presentate ieri che, secondo il giudizio della Kroes, vanno nella direzione giusta anche se inevitabilmente scontano la differenza di vedute e di obiettivi dei 37 protagonisti. «Le mie azioni future – ha detto la Kroes – terranno conto di questi punti di vista. Anche se è comprensibile che i player commerciali vogliano ottenere profitti, è interesse comune che l'Europa non perda il treno della banda larga ad alta velocità». Dal canto suo la Kroes ha assicurato un impegno europeo da 9,2 miliardi nel 2014-2020 per sbloccare investimenti privati fino a 100 miliardi.
A Bruxelles ieri si sono confrontati operatori telefonici, fornitori di infrastrutture, grandi player della tv, produttori di contenuti. Per l'Italia Franco Bernabè (Telecom), Fedele Confalonieri (Mediaset), Stefano Parisi (Fastweb), Ossama Bessada (Wind). Tra i big europei Vittorio Colao (Vodafone), Stephane Richard (France Telecom), Ben Verwaayen (Alcatel Lucent), Deutsche Telekom (René Obermann). Il presidente di Mediaset Confalonieri ha giudicato l'incontro «interessante: anche se le posizioni sono diverse, lo sforzo di Neelie Kroes va assecondato».
Nel documento spicca, ancora una volta, la richiesta di equilibrare la catena del valore. Riferimento inevitabile agli over the top – i vari Youtube, Facebook o la stessa Google che è stata tra i partecipanti all'incontro di ieri – che succhiano a costo zero capacità dalle reti per costruire i loro business ad alto tasso di crescita. «Il quadro regolamentare o il potere negoziale de facto – sottolineano i 37 – non possono portare ad una situazione di squilibrio in cui i player a maggiore intensità di capitale debbano sopportare gli oneri». Largo spazio, poi, al tema delle reti di nuova generazione con la richiesta di concentrare i programmi di co-investimento, anche con partecipazione dello Stato, «nelle aree in cui la concorrenza sulle infrastrutture non si è sviluppata e dove la realizzazione delle reti Nga non fosse altrimenti possibile».
Tema di cui si discute in Italia da mesi, non senza polemiche. L'a.d. di Telecom Italia Bernabè coglie al volo l'assist del documento comune dei big europei: «Lo sviluppo delle reti di nuova generazione dovrà tenere conto dei contesti regionali». In pratica un'applicazione estesa del principio di sussidiarietà, mentre i principali concorrenti italiani preferirebbero un raggio d'azione più esteso per la costituenda newco FiberCo. Significative le parole di Bessada di Wind dopo il summit di ieri: «Credo fortemente nella compartecipazione di tutti gli operatori in una società che costruisca una singola rete in fibra aperta a tutti». Decisivo a questo punto l'incontro allo Sviluppo economico con tutti gli a.d. che, secondo quanto ribadito dal ministro Romani, dovrebbe tenersi entro luglio.
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