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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2011 alle ore 08:42.

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Un presidente, abitualmente noto per la sua flemma, che aggiorna bruscamente i negoziati sul debito lasciandosi andare a un gesto di stizza verso i leader dell'opposizione. E l'ipotesi filtrata e poi ritirata che per superare l'impasse, tanto grave da spingere Moody's a mettere sotto osservazione per un possibile declassamento il rating degli Stati Uniti, potrebbe servire un summit a Camp David, il ritiro presidenziale riservato a incontri con capi di stato.

La tensione sulle trattative per innalzare il tetto dell'indebitamento americano entro il 2 agosto - e evitare un default storico - ha conosciuto una nuova escalation. Ieri sera per il quinto giorno consecutivo i leader democratici e repubblicani, Obama presente, si sono incontrati con un'agenda scottante tra le mani: dalle tasse al costo di Medicare, il programma sanitario per gli anziani. In gioco, per siglare il compromesso, è la strategia di riduzione del deficit che accompagnerà l'aumento del tetto: i repubblicani insistono anzitutto per tagli di spesa, i democratici per maggiori entrate.

I colloqui restano fluidi e un'intesa possibile. Un portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha assicurato che sta emergendo un consenso tra le parti attorno a un pacchetto di risparmi da 1.500 miliardi. Ma l'incidente di mercoledì sera - la stizza di Obama - ha rivelato anche tutti gli ostacoli e le incognite: il presidente avrebbe detto al capogruppo repubblicano alla Camera Eric Cantor di non pensare che stia bluffando. E ieri il leader democratico al Senato Harry Reid ha attaccato Cantor, vicino al movimento dei Tea Party, affermando che «non dovrebbe neppure essere al tavolo negoziale».

Altri repubblicani hanno però mantenuto l'assedio a Obama: il leader del Senato Mitch McConnell, che pure ha proposto un piano d'emergenza che consenta alla Casa Bianca di alzare a tranche l'indebitamento, ha rilanciato l'idea cara ai conservatori di un emendamento che imponga per legge un bilancio in pareggio. Anche la possibilità di un incontro a Camp David è stata respinta con forza dai repubblicani. «Non ce n'è bisogno», ha indicato lo speaker della Camera John Bohner.

Di sicuro lo spettro di mancati compromessi su budget e tetto del debito - oggi pari a 14.300 miliardi e che la Casa Bianca vorrebbe alzare di 2.400 miliardi - genera allarme. Il mercato obbligazionario sembra credere finora a un'intesa e concentra le preoccupazioni sull'Europa: i bond decennali del Tesoro hanno visto i rendimenti salire solo al 2,92% dal 2,88% e un'asta da 13 miliardi di dollari in titoli trentennali ha registrato una robusta domanda.

Il nervosismo tra gli investitori è tuttavia affiorato nel costo per assicurare il debito sovrano americano contro un default, lievitato di quasi l'8 per cento. Il governatore della Federal Reserve Ben Bernanke ha tuttavia parlato di potenziali terremoti per l'economia globale. Jamie Dimon, chief executive di Jp Morgan, ha denunciato possibili «catastrofi». E Moody's ha definito piccolo ma crescente il rischio di un default temporaneo e quindi la perdita della tripla A, all'indomani di un mancato pagamento sul debito, da parte di Washington. Standard & Poor's avrebbe fatto sapere che un declassamento scatterà anche in presenza del mancato rispetto di obblighi nei confronti di "creditori" quali i veterani o i pensionati.

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