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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2011 alle ore 06:40.

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ROMA
Si arricchisce di un altro episodio la vicenda dei tre operai della Fiat di Melfi, Gianni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, licenziati dall'azienda un anno fa. Subito dopo il licenziamento, una sentenza del giudice, Emilio Minio, li aveva reintegrati. Un parere contro il quale la Fiat ha immediatamente fatto ricorso.
E ieri la sentenza iniziale è stata ribaltata: dopo un anno di lavoro, il giudice del lavoro Amerigo Palma ha detti sì al ricorso dell'azienda. Ha ritenuto legittimi i licenziamenti del 2010, non considerando il comportamento del Lingotto antisindacale. Da domani, quindi, Barozzino, Lamorte e Pignatelli resteranno fuori dai cancelli anche se hanno già dichiarato «non ci arrendiamo». I loro legali hanno annunciato che impugneranno in appello il provvedimento e la Fiom, con Maurizio Landini, continuerà a dare battaglia.
Quella di ieri è una sentenza che arriva in un momento particolare dei rapporti Fiat-Fiom: proprio domani mattina, a Torino, è atteso il verdetto del giudice Vincenzo Ciocchetti sul ricorso dei metalmeccanici Cgil sulla newco dello stabilimento Fiat di Pomigliano.
Una sentenza importante, che peserà sugli investimenti italiani del Lingotto, che arriva dopo l'accordo interconfederale tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil (su rappresentanza sindacale e sull'erga omnes per i contratti aziendali) e dopo il verdetto clamoroso di ieri. Bisognerà vedere se e come il giudice Ciocchetti ne terrà conto.
Intanto a Torino i vertici dell'azienda fanno sapere di essere soddisfatti per la sentenza di ieri. «È stata appurata la verità, dopo un anno di istruttoria e 26 testimoni ascoltati. Soprattutto è stato detto che la Sata non ha mai posto in essere comportamenti persecutori e antisindacali nei confronti della Fiom-Cgil», ha commentato uno dei legali della Fiat, Francesco Amendolito. Quindi è stato revocato il decreto di reintegro emesso nell'agosto del 2010. «Siamo in attesa di leggere le motivazioni», ha aggiunto Amendolito. Secondo le indicazioni del magistrato saranno depositate oggi.
La vicenda ha origine nella notte tra il 6 e il 7 luglio dell'anno scorso. Durante uno sciopero Barozzino, Lamorte e Pignatelli, i primi due sindacalisti Fiom, hanno bloccato un carrello elettrico automatico, causando l'interruzione della produzione. L'azienda tra il 13 e il 14 luglio ha comunicato il licenziamento. Pochi giorni dopo, il ricorso della Fiom, e il 9 agosto la sentenza del giudice Milio: operai reintegrati, condotta Fiat antisindacale.
Una battaglia a colpi di carte bollate: il 21 agosto 2010 la Fiat ha depositato a sua volta il ricorso contro la sentenza, mentre il 23 dello stesso mese è scattato il reintegro per i tre operai. Nelle 53 pagine di ricorso la Fiat ha messo in evidenza la «palese responsabilità» dei lavoratori nell'aver operato il blocco della produzione e nell'aver impedito ai lavoratori non in sciopero, circa 1.750 a fronte di 50 scioperanti, l'esercizio del diritto del lavoro. Mentre ai tre operai reintegrati la Fiat fece arrivare un telegramma comunicando che «non si sarebbe avvalsa delle loro prestazioni»: i tre hanno trascorso questi mesi in una saletta per l'attività sindacale. Motivo per cui a fine agosto dell'anno scorso hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica. Ricevendo da Giorgio Napolitano una risposta in cui inevitabilmente il Presidente si rimette all'autorità giudiziaria «per il rispetto dello Stato di diritto» auspicando un confronto «serio e pacato».
Rispetto per il giudice, ma «non ci arrendiamo», è stata l'immediata reazione di ieri degli operai. Ci sono stati anche momenti di tensione davanti al Tribunale di Melfi, con i lavoratori che hanno gridato «vergogna» contro i legali Fiat. Alla notizia della sentenza alcuni operai Fiom sono scoppiati in lacrime. «Ricorreremo in appello per dimostrare che sono licenziamenti mirati, che i tre hanno l'unica colpa di essere iscritti alla Fiom», ha detto Landini. Intanto da oggi partiranno gli scioperi in tutti gli stabilimenti del gruppo, per riaprire un tavolo sul mancato pagamento dei premi di risultato, sulle prospettive industriali e sull'annunciata fuoriuscita di tutte le aziende Fiat da Confindustria e dal contratto nazionale».
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LE TAPPE

6 luglio 2010
Nel corso di uno sciopero notturno alla Fiat Sata di Melfi viene bloccata la produzione.
15 luglio 2010
Fiat dispone i il licenziamento di Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, ravvisando una «palese responsabilità» nell'avere bloccato il carrello robotizzato che riforniva le linee di montaggio.
21 luglio 2010
Fiom presenta ricorso.
9 agosto 2010
Il giudice del lavoro Emilio Minio dispone il reintegro dei tre operai giudicando «il licenziamento sproporzionato e illegittimo».
23 agosto 2010
Barozzino, Lamorte e Pignatelli tornano al lavoro. L'azienda decide di non collocarli sulle linee produttive.
29 settembre 2010
Il giudice respinge il ricorso presentato dai legali della Fiom-Cgil per ottenere il completo reintegro al lavoro
dei tre operai.
6 ottobre 2010
Inizia il processo sul reintegro che si è concluso ieri.

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