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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2011 alle ore 08:38.

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Commercio estero a rischio caos (Reuters)Commercio estero a rischio caos (Reuters)

Salta all'ultimo minuto l'emendamento che avrebbe modificato il sistema dell'internazionalizzazione portando alla creazione di un'Agenzia sotto il ministero degli Esteri. La modifica proposta dall'opposizione, a firma del senatore Mauro Agostini (Pd), ma condivisa con il Governo, prevedeva di sciogliere l'ambiguità con cui la manovra, stabilendo la soppressione dell'Ice, ne divide di fatto l'eredità tra ministero degli Esteri e dello Sviluppo economico.

Il decreto infatti prevede che al Mae vada la rete estera dell'Ice mentre il ministero di via Veneto è titolare del Fondo per la promozione e inquadra nei suoi ruoli i dipendenti italiani dell'Istituto salvo distaccare fino a 100 unità presso le sezioni all'estero. Un sistema bicefalo che non ha mancato di attirare le critiche del mondo delle imprese a partire da Confindustria che già alle Assise di Bergamo aveva sollecitato una scelta unitaria per non perdere un'ulteriore occasione di razionalizzare un sistema da sempre penalizzato dallo scarso coordinamento tra le diverse iniziative (Ice, Regioni, Camere di commercio, Enit, Invitalia per l'attrazione dall'estero eccetera). Negli ultimi anni, del resto, il commercio estero sembra essersi impantanato, complice sia l'esiguità delle risorse per la promozione rispetto ai concorrenti stranieri, sia l'ipertrofia dell'Istituto, soprattutto per quanto riguarda le sedi italiane. Il Governo, con la legge sviluppo, aveva puntato a una riorganizzazione complessiva, attraverso una legge delega fatta però scadere. Nel frattempo, l'internazionalizzazione ha perso colpi e anche l'ultima chance di varare un sistema nel segno dell'efficienza e della riduzione effettiva dei costi e delle strutture sembra essere sfumata.

Per tornare alla cronaca degli ultimi giorni, va detto che si era lavorato a una correzione della norma sia nella maggioranza che nell'opposizione, fino alla stesura dell'emendamento Agostini condiviso dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti e da quello del Mae, Franco Frattini. Ma non da quello dello Sviluppo Paolo Romani, già in passato alle prese con tagli e ridimensionamenti al suo dicastero e deciso a salvare la titolarità del Fondo per la promozione degli scambi e dell'internazionalizzazione. L'emendamento – bocciato al Senato con un solo voto di scarto – in sostanza superava la ripartizione tra ministeri e prevedeva la creazione presso il Mae di una cabina di regia, aperta a Confindustria, Rete Imprese Italia e Abi, sotto la quale avrebbe operato un'Agenzia di scopo con un proprio consiglio di amministrazione e co-finanziamenti privati, ad esempio per l'organizzazione di fiere all'estero. Una struttura più leggera della vecchia Ice, che avrebbe contato su 400 persone (300 in Italia e 100 all'estero).

La riorganizzazione è sfumata in extremis e la norma sull'Ice entrerà in vigore nella versione originaria. Da verificare a questo punto la continuità operativa del sistema della promozione. In attesa della riorganizzazione, che per la rete italiana Ice richiede una ricognizione delle risorse e dei rapporti attivi e passivi da trasferire, si fanno largo le preoccupazioni di chi opera sul campo e non manca tra le imprese export-oriented chi giudica questa mancata riforma come il successo degli apparati burocratici e della logica delle competenze sull'obiettivo dell'efficienza nei mercati globalizzati. «I funzionari Ice non possono assumere impegni di spesa, non è possibile prenotare spazi nelle prossime fiere» sono le prime perplessità avanzate dalle imprese impegnate in programmi all'estero e preoccupate di perdere metri preziosi rispetto ai concorrenti e convinte che la manovra rischia di aver partorito un sistema di certo non migliore del precedente, forse ancora meno efficiente. (C. Fo.)

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