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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2011 alle ore 08:14.

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ROMA
Cambia la geografia europea delle grandi infrastrutture e Bruxelles cancella il Ponte sullo Stretto. Nella proposta di bilancio «Europa 2020», inviata dalla Commissione Ue il 29 giugno all'Europarlamento, c'è infatti una ridefinizione complessiva dei grandi Corridoi europei avviati con i Ten (Trans European Network) che tocca pesantemente anche l'Italia. La nuova rete di priorità infrastrutturali, che assumerà il nome di «core network», sarà definita nei prossimi mesi attraverso un lungo processo di concertazione Commissione-Parlamento-Consiglio di cui il documento di Bruxelles è il primo atto formale.
L'ex Corridoio 1 Berlino-Palermo, che ora diventa Corridoio 5 Helsinki-Valletta, a Napoli vira verso Bari anziché scendere in Calabria e poi inglobare il Ponte e arrivare a Palermo, come è stato negli ultimi dieci anni. Da Napoli e da Bari si dovrebbe poi organizzare un servizio di navi traghetto di collegamento con Malta, una soluzione quanto meno originale che conferma una precisa volontà di Bruxelles. L'inserimento della Napoli-Bari riflette perfettamente alcune priorità delle Ferrovie italiane, da sempre interessate molto più a questa linea piuttosto che all'asse Salerno-Reggio Calabria, costosisissimo (30 miliardi) e con poco traffico. Sulla Napoli-Bari converge peraltro un consenso unanime delle amministrazioni interessate, a partire dal Governo, che l'ha inserita nella Legge obiettivo d'intesa con le due Regioni. Il ministero delle Infrastrutture italiano ha per altro già inviato una nota tecnica che contiene le controdeduzioni alla Commissione Ue. Si chiede, appunto, di confermare la Napoli-Bari, ma anche di reinserire l'asse Napoli-Palermo e il Ponte sullo Stretto che il Governo italiano continua a considerare una priorità. Dal ministero fanno sapere che, qualora la nota tecnica non producesse il risultato sperato, l'Italia metterebbe in campo un'azione politica del ministro Matteoli e dell'intero Governo.
Nella nuova mappa europea del «core network» resistono gli altri due pilastri infrastrutturali italiani: il Corridoio est-ovest che da Lione porta a Trieste, passando per il tunnel del Frejus, Torino, Milano e Venezia; e il Corridoio «dei due mari» Genova-Rotterdam che implica per l'Italia la realizzazione del terzo valico Genova-Milano. C'è però un'altra novità nella mappatura europea: il nuovo Corridoio 1 Baltico-Adriatico che si snoda da Helsinki a Ravenna passando da Vienna, Graz, Udine, Venezia e da lì verso Trieste per un ramo e verso Bologna e Ravenna per l'altro. Anche questa novità dovrebbe risultare particolarmente gradita alle Fs che hanno sempre molto valorizzato il valico del Tarvisio (già ammodernato) e farebbero rientrare nella mappa delle priorità europee anche la Venezia-Bologna.
Il documento della Commissione chiarisce che per le infrastrutture saranno disponibili complessivamente 50 miliardi. Di questi 10 miliardi andranno ai fondi di coesione (per il Mezzogiorno in Italia), 9,1 agli impianti energetici, 9,2 alle reti digitali e la fetta più consistente, 21,7 miliardi, alle infrastrutture di trasporto. È proprio questa la torta cui ambiscono i progetti in gara ed è lo stesso documento a rilevare che le risorse sono scarse rispetto agli obiettivi.
Da qui alla definitiva approvazione la partita dei costi sarà quindi decisiva. Da una parte si privilegeranno interventi più leggeri e meno costosi, come «l'uso estensivo delle infrastrutture esistenti, il completamento dei collegamenti mancanti, l'alleggerimento dei colli di bottiglia e l'uso più efficiente di servizi in combinato multimodale». Dall'altra parte la Commissione, come ha preannunciato il commissario ai Trasporti, Siim Kallas, penalizzerà le opere in ritardo rispetto alla tabella di marcia, limando i fondi o addirittura azzerando l'intervento, come ha minacciato nel caso della Torino-Lione.
E sulla Tav italo-francese una novità arriva dalla manovra che ha sbloccato la paralisi della commissione Via, escludendola dai vincoli della legge Calderoli sul taglia-enti. La Commissione potrà ora ripartire e dare il parere necessario per portare il nuovo progetto low cost all'esame del Cipe.
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