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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2011 alle ore 08:14.
ROMA
La crisi picchia duro sulle famiglie. Oltre un italiano su 10, ossia 8 milioni e 272mila persone, è in condizioni di povertà. L'11% della popolazione, secondo i dati del consuntivo 2010 resi noti ieri dall'Istat, vive con una spesa mensile inferiore a 992,46 euro (limite per la condizione di povertà) per due persone. Inoltre 3 milioni e 129mila persone (il 5,2% della popolazione) vivono in condizioni di povertà assoluta, ossia spendono meno di 992 euro al mese per famiglia.
La povertà relativa – aggiunge l'Istat – tra 2009 e 2010 è risultata poi in aumento tra le famiglie di 5 o più componenti (dal 24,9% al 29,9%). Nel Mezzogiorno l'incidenza della povertà relativa è cresciuta dal 36,7% del 2009 al 47,3% del 2010 tra le famiglie con tre o più figli minori.
Lombardia ed Emilia-Romagna sono le regioni con i valori più bassi di incidenza della povertà, pari al 4% e al 4,5% rispettivamente. Su valori inferiori al 6% troviamo Umbria, Piemonte, Veneto, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Trentino. Ad eccezione di Abruzzo e Molise, dove il valore dell'incidenza di povertà è sulla media nazionale – aggiunge l'Istat – in tutte le altre regioni del Sud la povertà è molto più diffusa rispetto al resto del Paese. Le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Calabria (26%), Sicilia (27%) e Basilicata (28,3%) che segna il top.
Insomma, «c'è un peggioramento delle tradizionali forme di povertà che sono quelle delle famiglie operaie in cui lavora un solo componente e ci sono i figli da mantenere» spiega Linda Laura Sabatini, direttrice centrale Istat. «Soffre poi soprattutto il Sud che – aggiunge – dal punto di vista dell'occupazione, è stato il più colpito». Emerge – sottolinea la Sabatini – «un miglioramento per gli anziani, perché più istruiti e protetti rispetto al passato».
I dati dell'indagine Istat hanno rinfocolato le polemiche soprattutto sulle carenze degli interventi di contrasto. «Negli ultimi anni politiche di contrasto alla povertà nel nostro Paese non ci sono state, anzi, ci sono state politiche dei redditi e politiche fiscali che hanno ulteriormente indebolito le famiglie, in particolare le famiglie con più figli» afferma il vicedirettore della Caritas italiana Francesco Marsico. Il segretario confederale Cisl, Pietro Cerrito, definisce «preoccupante il consolidarsi della povertà tra le solite tipologie di famiglie, in particolare quelle numerose e quelle residenti al Sud». L'ex ministro del Lavoro e parlamentare Pd, Cesare Damiano, parla di «fallimento del Governo». Pesanti i riflessi sulle condizioni di vita. Almeno due famiglie su cinque sono costrette a tgliare la spesa alimentare e tre su dieci comprano soltanto prodotti in promozione, sottolinea la Confederazione italiana agricoltori (Cia). Il 41,4% delle famiglie – aggiungono dalla Cia – ha ridotto gli acquisti di frutta e di verdura, il 37% quelli di pane e pasta, il 38,5% quelli di carne (soprattutto bovina) e pesce.
Infine, l'associazione di consumatori Codacons sottolinea che «i milioni di italiani in condizione di povertà sono incompatibili per un Paese che vuole definirsi civile».
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