Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2011 alle ore 06:41.

My24


MILANO
Allarme caro-bolletta dalle aziende industriali energivore. Petrolio, speculazione e incentivi per il fotovoltaico minacciano di mettere fuori gioco quei settori industriali per i quali l'utilizzo di energia elettrica e gas è fondamentale. Le imprese chiederanno al governo di tenerne conto nell'elaborazione del piano nazionale energetico, che sarà pronto in autunno. E proprio ieri la conferenza Stato-Regioni ha approvato il Piano di efficienza energetica per il 2011, che verrà presentato a Bruxelles. Il Piano, per il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, «punta in direzione dei risparmi energetici in edilizia, nello sviluppo del meccanismo dei certificati bianchi, su interventi tecnologici e organizzativi nei trasporti e sull'efficientamento energetico nell'industria e nei servizi». L'obiettivo quantitativo è di ridurre i consumi del 9% entro il 2016.
Ieri a Milano gli otto presidenti del Coordinamento per il manifatturiero – Amafond, Anima, Assocarta, Assofond, Assomet, Federacciai, Confindustria ceramica e Unacoma –, che contano 167 miliardi di fatturato e oltre 615mila addetti, hanno reso pubbliche le loro richieste al governo: agire sulla leva fiscale per compensare i maggiori oneri derivanti dal caro-energia; indurre il gruppo Eni ad aumentare l'import di gas, oggi al di sotto della domanda; trasferire gli incentivi per il fotovoltaico - schizzati del 60% dal primo trimestre a oggi - dalle aziende alla fiscalità generale. Oltre all'energia però il Coordinamento per il manifatturiero solleciterà liberalizzazioni e concorrenza, fisco a livelli europei, riavvio delle infrastrutture e sostenibilità della normativa ambientale.
«Il manifatturiero – ha esordito Mario Bertoli, presidente di Assomet, l'associazione industrie metalli non ferrosi – genera il 78% degli incassi da export e pesa per più di un terzo sul Pil. Oggi però perdiamo competitività ed è a rischio il futuro di centinaia di migliaia di addetti. Serve una riduzione della pressione fiscale e del costo del lavoro: l'industria italiana ha un tax rate più alto di 25 punti rispetto alla media Ocse e di 31 rispetto alla Gran Bretagna».
Per Enrico Frigerio, presidente di Assofond, la federazione delle fonderie, «l'incidenza della spesa per energia varia dal 15 al 40%, in aprile la bolletta è aumentata del 6% e in luglio si è replicato. Bisogna alleggerire i costi, per esempio trasferendo l'onere degli incentivi per il fotovoltaico sulla fiscalità generale oppure tagliare le imposte. Gran parte delle imprese del fotovoltaico sono speculative: rientrano dall'investimento in appena 6 anni mentre alle imprese consumatrici le rinnovabili costano il 12% in più».
Sul prezzo del gas, che l'anno scorso è cresciuto secondo Nus Consulting del 27%, per Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai, «il governo deve invitare Eni a importare, tramite i sui gasdotti, più gas: eventuali eccedenze potrebbero essere stoccate da altri operatori. Oggi invece ne importa un po' meno della domanda e ciò serve e sostenere, artificiosamente, i prezzi». Sandro Bonomi, presidente di Anima, rilancia invece «sulle rinnovabili termiche in cui siamo leader nel mondo. Con i dieci miliardi di incentivi al fotovoltaico per 15 anni siamo colpiti due volte: una volta come consumatori di energia e un'altra come produttori. Chiederemo al governo incentivi e sgravi fiscali».
Franco Manfredini, presidente di Confindustria ceramica, pone l'accento sul rilancio delle infrastrutture e sulla rimozione dei vincoli all'edilizia. «Il primo piano casa – ha detto – non ha mosso nulla. Ora se ne sta elaborando un altro. Speriamo sia più efficace».
Nus Consulting certifica l'insostenibilità del caro-energia: «Innanzitutto – osserva Claudio Enriquez, ad della multinazionale – l'Italia è il paese che paga di più al mondo l'energia elettrica, tanto più col +9% del 2010». Quanto agli oneri di sistema «la componente A3 – sostiene Enriquez –, quella che copre gli oneri per le fonti rinnovabili, è volata da 16,65 euro per megawattora del primo trimestre 2011 a 26,14 euro deciso dall'Autorità il 28 giugno scorso». Meno penalizzata l'Italia, rispetto alla Germania, nelle forniture di gas industriale. «I prezzi – conclude Enriquez – sono vicini. Anche se l'anno scorso il balzo è stato violento, +27% per le nostre imprese. E purtroppo per il prossimo anno termico si profila un altro balzo: +9% per l'energia elettrica e +27% per il gas per uso industriale». Un balzo inspiegabile se si pensa alla debolezza del mercato del gas: nel primo quadrimestre i consumi nazionali sono scivolati del 4,7%.
Infine, ieri dopo l'approvazione, da parte della Regione Emilia Romagna, del Programma triennale sull'energia e delle Linee guida per la localizzazione degli impianti da fonti rinnovabili, Confindustria Emilia Romagna ha criticato le Linee guida approvate che «rendono praticamente impossibile l'installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile e vanificano la possibilità di raggiungere gli obiettivi del Piano energetico, creando una situazione di difficoltà alle imprese che operano nel settore e che avevano già preventivato investimenti importanti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi