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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2011 alle ore 06:40.

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ROMA
Energie rinnovabili, sistemi per migliorare la mobilità, tecnologie di avanguardia al servizio dei settori di eccellenza del made in Italy. C'è un universo di innovazione che, dal 2007 a oggi, ha puntato sul programma di contributi pubblici "Industria 2015", impantanandosi nei macroscopici ritardi dei pagamenti. Dopo l'allarme di quasi 150 tra aziende, università e centri di ricerca (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), il ministero dello Sviluppo economico assicura che il dossier è all'attenzione degli uffici e ci sarà un cambio di passo. Secondo gli ultimi dati del ministero, a giugno risultavano approvati con decreto di concessione 49 progetti, per un totale di 267 milioni, con uno stato di avanzamento lavori pari a 38 milioni. Con la nomina della nuova direzione incentivi (arrivata dopo una vacatio durata quasi sette mesi), entro il 5 agosto saranno emessi ulteriori 24 decreti, per 82 milioni, raggiungendo il 31% dei progetti e il 41% del valore delle risorse. Se le imprese – promette il ministero – completeranno l'iter documentale entro settembre, alla fine di ottobre sarà possibile decretare un altro 50% dei progetti, pari al 46% del valore. Si arriverebbe, riassumendo, a decreti di concessione per l'81% dei progetti e l'87% delle risorse.
Un buon segnale, è il parere quasi unanime delle aziende che hanno sollecitato il ministro Romani, ma solo per uno dei due problemi che si stanno trascinando all'infinito. Da un lato, infatti, lo Sviluppo economico annuncia un'accelerazione sui decreti di concessione (che consentono di dare il via al progetto), dall'altro però non arrivano garanzie sull'erogazione da riconoscere a stati di avanzamento lavoro per chi invece si è già messo all'opera. Insomma, in molti casi i decreti di concessione sarebbero dovuti arrivare già da mesi, mentre ora quello che si attende sono i finanziamenti sul conto corrente: 38 milioni su 660 (senza contare le azioni connesse con i fondi Pon) sono una goccia nell'oceano.
Difficile risalire a un'unica causa del ritardo fin qui accumulato. Le complicate procedure burocratiche hanno certamente avuto il loro peso, così come il non sempre facile rapporto tra le aziende (soprattutto Pmi) e le banche o le assicurazioni per le linee di credito e le fideiussioni. Le finanze pubbliche in affanno, e la difficoltà di reperire la cassa, hanno fatto il resto. Il risultato è un esercito di innovatori che si è fermato aspettando i finanziamenti oppure, nella migliore delle ipotesi, prosegue il lavoro di ricerca anticipando spese che spera di recuperare al più presto. Una rapida carrellata può servire a spiegare che cosa è in cantiere e rischia di sfumare: tessuti integrati con nanosensori per migliorare la sicurezza sul lavoro, tessuti basati su plasma atmosferico per abbattere i costi di produzione, nuove tecnologie di essiccazione per la pasta, programma nutrizionale mirato alla salute degli over 50, lastre sottili per la posa di ceramica con minor assorbimento di energia, tecnologia solare termodinamica a concentrazione, sistemi di infomobilità ecocompatibili, sistema di diagnosi su fratture scomposte.
«L'Italia – riassume in un concetto Carlo Taliani – ha bisogno di più tecnologia per uscire dalla crisi economica». Taliani è presidente e a.d. di Organic Spintronics, solo uno dei casi che si possono raccontare nell'universo "Industria 2015" composto da 232 progetti, 1.754 imprese e 500 organismi di ricerca (2,7 miliardi gli investimenti complessivamente previsti). La Organic Spintronics è uno spin off del Cnr ed è capofila del progetto "Flexsolar" entrato nella graduatoria su Efficienza energetica con un contributo concedibile di circa 6 milioni di euro. Il progetto si basa sulla produzione di film sottili per il fotovoltaico ed ha un ampio partenariato: Siena Solar Nanotech, Advanced technology solutions, Miwt, Kme, Cnr, Technion (Università israeliana di Haifa). Solo due aziende del consorzio sono riuscite a ottenere gli anticipi, superando le complicate richieste per la fideiussione, le altre sono ancora in affanno. «Ad aprile – spiega Taliani – abbiamo presentato al ministero la documentazione per la variazione di alcune fasi del progetto, ma non abbiamo ancora ricevuto l'approvazione».
Tornando al quadro generale, il ministero osserva che in alcuni casi (pari al 13% delle risorse) ci sono ancora «difficoltà di interlocuzione con le aziende che a tutt'oggi non hanno dato riscontro alle richieste di documentazione». Ad ogni modo, ricordano dallo Sviluppo, dallo scorso novembre si sono adottate misure di semplificazione, in merito sia alle variazioni progettuali sia al modello di fideiussione necessaria per ottenere anticipi. Da settembre, invece, sarà disponibile sul portale del ministero l'avanzamento delle procedure. «Siamo comunque pronti a recepire ulteriori suggerimenti» sottolineano da via Veneto.
Ciò che è certo è che lo Sviluppo economico dovrà fare gli straordinari. Il rischio che incombe si chiama perenzione amministrativa, una tagliola che minaccia non solo i fondi per l'innovazione ma anche quelli rientranti in altri meccanismi, come la vecchia legge 488. Con la Finanziaria 2008, il termine della perenzione è stato ridotto da 7 a 3 anni e già alla fine del 2011 si rischia il giro dell'oca per i fondi relativi ai bandi "Mobilità sostenibile" ed "Efficienza energetica", con un iter più complesso e tempi notevolmente più lunghi di quanto non siano già oggi.
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