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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2011 alle ore 08:14.

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Il verdetto tecnico è più che positivo per i produttori di ceramica made in Italy. Lo ha emesso, nel tardo pomeriggio di ieri, il comitato antidumping della Commissione europea, l'organismo tecnico formato da funzionari dei ministeri dello Sviluppo economico di ogni paese membro.
Sì, dunque, ai dazi all'import di piastrelle cinesi in Europa emessi finora solo in via provvisoria, per un semestre, all'inizio di marzo.
Il comitato ha approvato, infatti, a larga maggioranza la proposta formulata dagli organismi tecnici della Commissione europea relativa all'introduzione dei dazi antidumping.
I valori da applicare sono sostanzialmente in linea con quelli adottati provvisoriamente il 17 marzo - 32,3% per le aziende cinesi collaboranti e 73% per le rimanenti che, invece, si sono rifiutate di collaborare alla statistica preliminare condotta dalla Ue. Si profila una limatura di qualche punto, ma nella sostanza la misura resta integra e, per i produttori cinesi, particolarmente dura. Relativamente alla durata, poi, l'indicazione del comitato tecnico prevede valori prossimi alla massima estensione, che la legge indica in cinque anni.
Si tratta di un passaggio importante, ma non risolutorio, perchè la decisione finale verrà presa, una volta per tutte, solo dal Consiglio europeo dei primi ministri entro la metà del prossimo mese di settembre.
«Questa delibera, che andrà al vaglio definitivo del Consiglio europeo dei primi ministri entro la metà di settembre - dichiara Franco Manfredini presidente di Confindustria Ceramica -, è un provvedimento atteso dal settore italiano delle piasterelle di ceramica, finalizzate a ripristinare corretti comportamenti commerciali sul mercato continentale».
Alfonso Panzani, presidente di Cet, la federazione dei produttori europei di ceramica, che si è battuta a livello europeo perchè i dazi andassero in porto, esprime «grande soddisfazione per questo ulteriore, positivo passaggio verso l'applicazione di dazi antidumping sull'import cinese in Europa. Questa decisione conferma ancora una volta la fondatezza delle nostre istanze, supportate in modo deciso e convinto da tutte le associazioni europee dei produttori della ceramica».
Ora gli occhi sono puntati, in autunno, su quanto decideranno Berlusconi, Merkel e gli altri primi ministri europei, ai quali spetta l'ultima parola e, con essa, la decisione politica definitiva. Però c'è da ben sperare, dopo il parere di Bruxelles.
«Va però rilevato che, pur nell'assoluta libertà di scelta, un voto contrario a quanto deciso ieri sarebbe una sconfessione delle scelte non solo della Commissione europea, ma anche dei rappresentanti tecnico - politico dei ministeri dello Sviluppo economico dei 27 paesi membri. Ipotesi oggettivamente difficile da verificarsi», conclude Panzani.
Intanto, sul fronte cinese, sembra che i dazi stiano effettivamente scoraggiando le importazioni massicce dalla Cina, quelle che viaggiavano ormai a doppia cifra rispetto a quelle europee che, invece, languivano.
Anche se proprio dalla Cina si profilano i primi escamotages: sembra, infatti, che alcune aziende cinesi stiano esportando sì, ma con il marchio made in Vietnam, in modo tale da arrivare, comunque, in Europa, ma schivando l'antidumping. Triangolazioni e scorciatoie che, se dimostrate, porterebbero a nuovi, forse imprevedibili, esiti.
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CALZATURE
COMPRESSORI
p Le calzature in pelle importate da Vietnam e Cina hanno usufruito di dazi all'import complessivamente per un quinquennio, che si è concluso a fine marzo scorso. La Cec, guidata dall'italiano Vito Artioli, è riuscita a far attivare la procedura cosiddetta di sorveglianza: in pratica Bruxelles continua a monitorare l'import-export pronta, se è il caso, a far scattare l'allarme
p Anche l'industria dei compressori, prodotto quasi esclusivamente italiano, è finita nel mirino della Ue per il dumping cinese. Scadute a marzo 2010 le misure relative alle importazioni di determinati compressori originari della Repubblica popolare cinese sono al centro di un dossier attualmente aperto in vista di un prolungamento
CARTA
TUBI
VITI E BULLONI
pSi chiamano fastners, in gergo, in realtà sono viti e bulloni e per la China Fastener Industry Association è ancora un boccone amaro da ingoiare l'antidumping (dal 26 maggio all'85%) per le viti cinesi per cinque anni a partire da gennaio 2009. La Cina esportava un milione di tonnellate nel 2008, crollate a centomila appena due anni dopo, nel 2010, per effetto delle misure decise dalla Ue

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