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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2011 alle ore 08:13.

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I casi più recenti ed eclatanti sono quelli di Ikea: il colosso svedese ha prima rinunciato a un progetto da 100 milioni di euro in provincia di Pisa, poi annunciato il ritiro di un altro progetto da 70 milioni in provincia di Torino, sempre esasperato dalle lungaggini burocratiche e soprattutto dall'incertezza e imprevedibilità della giungla normativa italiana. Niente di nuovo, si dirà: la classifica della Banca mondiale "Doing Business" vede il nostro Paese all'80° posto, penultimi nell'Unione europea, peggio di noi fa solo la Grecia. Per Ikea potrebbe in realtà aprirsi una possibilità a Biella: la provincia, in accordo con la regione Piemonte, il comune di Verrone e la Camera di commercio di Biella si è candidata a "ospitare" Ikea laddove negli anni 80 era sorta La città del mobile di Aiazzone.

Non sono però solo gli stranieri a essere vessati, esasperati e, infine, scoraggiati a investire. Indipendentemente da come si concluderà la vicenda Ikea, sono molti gli investimenti a rischio (si veda anche Il Sole 24 Ore del 26 luglio e le edizioni dal 17 al 21 maggio).

In Toscana è emblematico il caso della riconversione dell'ex zuccherificio Sadam a Castiglion Fiorentino (Arezzo), un progetto avviato cinque anni fa che nel 2008 aveva portato a un protocollo d'intesa firmato dal gruppo Maccaferri, proprietario del sito. Sono previsti 100 milioni d'investimento e 450 posti di lavoro, con la riconversione della vecchia fabbrica in un moderno impianto a biomassa per la produzione d'energia elettrica e la realizzazione di un parco industriale. Ma le necessarie autorizzazioni non arrivano.

Iter avviato e poi arenato anche per il progetto di Ge Transportation, società del gruppo americano General Electric, che aveva scelto Catania per lo sviluppo del progetto Delta di ricerca in campo ferroviario. Il centro di eccellenza per l'innovazione tecnologica nei sistemi di segnalamento ha invece aperto qualche mese fa a Sesto Fiorentino, con un investimento da 15 milioni e 40 persone assunte. Metà delle quali ingegneri laureati all'Università di Catania, dove Ge Transportation aveva svolto la selezione: per la Sicilia non solo un'occasione persa, ma un piccolo contributo alla "fuga dei cervelli", causa il mancato arrivo di finanziamenti Fas per 3 milioni.

Ricerca azzoppata pure a Cagli, in provincia di Pesaro e Urbino, dove il finanziamento a tasso agevolato promesso alla Cariaggi nel 2007 arriverà, forse, a spese già fatte. Il progetto di partenza prevedeva un'attività di sviluppo tecnologico da portare avanti con altri attori della filiera della filatura, riuniti nel Consorzio Ipsa, creato nel 2007 con 3 partner storici della Cariaggi (Gruppo Colle, Ferrini, Filatura Lama) impegnati in fasi diverse della lavorazione. Il bando prevedeva per diverse tipologie di spesa un contributo a fondo perduto (sul 10% dei costi), finanziamenti a tasso agevolato (81% dei costi) e un finanziamento ordinario erogato dall'ente gestore (9%). I soldi non sono arrivati e a essere sacrificata è stata proprio la parte di ricerca, rimasta incompiuta all'interno del progetto di 4,4 milioni. «Abbiamo evitato di spendere i soldi che si potevano non spendere. Del resto – spiega Cristiana Cariaggi – il ministero ha provveduto al decreto a luglio. Ora ci saranno altre fasi burocratiche. Chissà quando arriveranno i soldi». La cosa certa è che sono stati chiesti 90 giorni per la rendicontazione delle spese.

Note dolenti, sempre in tema di innovazione, anche nel profondo Nord–Est: la Eniac di Loreggia, nel Padovano, dopo aver sostenuto nel 2008 spese per attività di ricerca e sviluppo per circa 1,2 milioni di euro, ha partecipato nel maggio 2009 al click day, inviando on line il formulario FRS09. La spesa effettuata in ricerca e sviluppo determinava un credito d'imposta pari a 120mila euro. «Un mese più tardi – racconta l'ad Paolino Piccolo – abbiamo ricevuto da parte dell'Agenzia delle Entrate il diniego del nulla-osta alla fruizione, in quanto erano state esaurite (nel giro di 35 secondi) le risorse finanziarie disponibili. Nell'aprile di quest'anno abbiamo ricevuto la conferma dell'utilizzo del credito d'imposta nella misura ridotta del 47,5% rispetto a quanto richiesto, quindi per un totale di 34mila euro, mentre abbiamo visto respingerci tutti i rimanenti 85mila».

Eniac Spa, con i suoi 63 collaboratori, fattura annualmente circa 7 milioni nel mercato nazionale. L'azienda sviluppa soluzioni informatiche: opera nella produzione, sviluppo e implementazione di software, sistemi hardware, web site e strategie web marketing. «Nell'ottica di offrire al cliente il miglior servizio possibile abbinato a efficaci ed efficienti soluzioni Ict – dice l'ad della società – la costante attività di ricerca e sviluppo, volta all'innovazione del prodotto, riveste vitale importanza nel nostro lavoro e nell'offerta qualificata che vogliamo dare per migliorare le business perfomances dei nostri clienti».

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