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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2011 alle ore 08:14.

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VICENZA
Il distretto della concia, nella Valle del Chiampo a Vicenza, oltre a risorgere dalla crisi economica, che nel 2009 aveva ridotto quasi del 30% l'export, è impegnato a rilanciare la propria immagine, con una virata "green".
Dopo gli scandali che hanno travolto il settore conciario negli ultimi anni, legati soprattutto a fenomeni di pesante evasione fiscale, il comparto ha deciso di seguire con determinazione una strada sempre più "responsabile" dal punto di vista etico e ambientale, coinvolgendo anche meccanica, meccatronica e lavorazione del marmo. "Da Valle del Chiampo a green valley" è il nome dell'iniziativa, promossa dalle associazioni di categoria e coordinata dalla Camera di commercio. La filiera sta portando avanti anche un piano triennale di "Valorizzazione della Sezione concia" presentato di recente e promosso da Consorzio conciatori, Unic, Utiac, Confartigianato, Acque del Chiampo e Camera di commercio. L'obiettivo è valorizzare l'area, il prodotto, le best practices.
Nel distretto della concia di Arzignano e Montecchio si contano 860 imprese, 10mila addetti e un giro d'affari di oltre 3 miliardi di euro. Dopo le difficoltà del 2009, nel 2010 l'export è crersciuto del 23,3 per cento. Quello vicentino rimane il primo polo conciario italiano e tra i più rilevanti al mondo, realizzando il 50% della produzione italiana e occupando il 40% degli addetti totali. Il distretto lavora il 48% della produzione mondiale di pelle per divani, il 25% delle pelli per calzature e il 12% dei sedili in pelle per auto.
Adesso la sfida è riguadagnare credibilità, anche dal punto di vista etico. E la Valle ha deciso di ripartire attraverso progetti su formazione in materia di energie rinnovabili, controllo dei consumi, ricerca nelle biotecnologie, nuovi modelli di management, promozione del territorio e scambi tra università e impresa.
«L'idea di lavorare per creare una "green valley"», commenta Susanna Magnabosco, referente del tavolo di coordinamento del Progetto «è nata in risposta alla crisi economica e agli scandali legati all'evasione fiscale che stavano minacciando la credibilità di tutti gli operatori. La parte "sana" del territorio ha voluto reagire».
Della cabina di regia fa parte anche la Fondazione Giacomo Rumor del Centro Produttività Veneto, responsabile della formazione. «Grazie al sostegno della Camera di commercio di Vicenza e della Business School Fondazione Cuoa di Altavilla Vicentina – spiega il direttore Antonio Girardi – abbiamo organizzato seminari e corsi gratuiti o a costi contenuti. I temi sono legati a risparmio energetico, energie alternative e sostenibilità. L'obiettivo, inoltre, è far partire un corso di alta formazione per tecnici conciari».
A fare scuola ci pensano le stesse aziende che hanno sperimentato soluzioni innovative ed efficaci. Tra queste la Studio Art di Arzignano, nata come start up in seno alla conceria Montebello, che ha saputo utilizzare la pelle come elemento decorativo dei tasselli per mosaici. Ncp-Nuova Conceria Pellizzari di Chiampo è riuscita a passare dal concordato preventivo a un fatturato di 55 milioni in quattro anni, diversificando gli investimenti e specializzandosi nella pelletteria e nella calzatura. Il rilancio dell'area ha coinvolto anche aziende di altri settori, come la Fiamm di Montecchio, nome storico legato alla produzione di batterie, diventata esempio di utilizzo delle energie alternative grazie alla propria "isola energetica" creata con pannelli solari e innovative batterie al sale, o la Marelli Motori di Arzignano, leader nel mercato delle macchine elettriche rotanti, che ha conquistato mercati esteri con prodotti sempre più di nicchia.
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