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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2011 alle ore 06:41.

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Poco più di 10mila abitanti, porta d'accesso a Treviso e al profondo Nord-Est. Benvenuti a Silea, capitale italiana della propensione all'investimento nel 2010: qui gli impieghi a favore di famiglie e imprese valgono sette volte i depositi.

Lo rivela un'elaborazione del Centro studi Sintesi sulla base dei dati forniti a livello territoriale dalla Banca d'Italia. Un rush cominciato nel 2009, quando il comune occupava la settima posizione e ha oggi scalzato Livigno, retrocessa al secondo posto. Maglia nera è ancora Calitri (Avellino), che paga la crisi dell'Irpinia. Nell'intera penisola il dato mostra un lieve incremento: il rapporto tra prestiti e depositi passa da 172,5 a 184,9. E se a livello regionale primeggia la Lombardia, la classifica delle province premia Siena.

Ma torniamo a Silea. Il dato non stupisce il sindaco Silvano Piazza: «Da quindici anni a questa parte contiamo una partita Iva ogni sette abitanti, il dinamismo non è mai mancato. La crisi sta cominciando a farsi sentire anche qui, certo, ma ci sono alcune aziende di medie dimensioni che danno un notevole contributo all'economia della zona». Solo nell'autunno scorso la Pepsico ha chiuso lo stabilimento della Gatorade, oggi rilevato dalla Pro-gest che produce cartoni per la pizza e ha trasferito a Silea il proprio quartier generale. Ma è anche qui che Acqua Marcia (gruppo Caltagirone) ha deciso di investire sull'ex area Chiari & Forti per trasformarla in un'area residenziale di lusso.

Al polo opposto è Calitri, dove i prestiti di famiglie e imprese valgono appena un quarto dei depositi. Una zona fortemente colpita dalla crisi agricola e dall'industria tessile che non riesce a risalire la china. Uno dei simboli del Comune, il Laterificio (laterizi), ha chiuso i battenti a metà luglio.

«L'analisi dei dati – sottolinea Michele Bacco, ricercatore del Centro studi Sintesi – fornisce valide informazioni sul sistema creditizio e consente di osservare quali sono i territori dove è più facile usufruire di finanziamenti e quelli dove invece l'accesso al credito è più debole o rallentato». La mappa, secondo Luigi Campiglio, ordinario di Politica economica all'Università Cattolica di Milano, «è una fotografia che coglie le speranze di ripresa dell'economia italiana: la Lombardia si conferma l'architrave per l'intero Paese, il motore che prova a risollevare la testa, con un quartetto di province, come Brescia, Milano, Bergamo e Mantova, dove gli impieghi valgono più del doppio dei depositi».

Dalla seconda posizione in poi svettano le regioni del Nord e del Centro (Toscana, Marche, Trentino Alto Adige e Veneto), mentre per le province il gruppo di testa è tutto toscano, con Siena e Firenze alla guida. «Questi dati – spiega Campiglio – sono probabilmente il riflesso di una maggiore attenzione del mondo bancario al territorio e a un momento di maggiore dialogo tra il mondo delle banche e quello delle imprese». La pace dopo mesi di contrasti, che si è concretizzata nella moratoria sui debiti delle Pmi siglata nell'agosto 2009 e poi prorogata quest'anno. Per le famiglie, invece, la maggior propensione all'indebitamento, aggiunge Bacco, «sembra quasi voler segnare un cambiamento culturale, dove chiedere un prestito allo sportello non è più qualcosa da esorcizzare».

L'ago della propensione a investire non punta invece a Nord-Ovest: il Piemonte è appena al quindicesimo posto e ben tre centri in provincia di Torino. A testimonianza, invece, del ritrovato vigore lombardo c'è anche il caso di Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova che scala la classifica passando dal 621° posto del 2009 alla ventesima posizione del 2010.

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