Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2011 alle ore 08:39.

My24

Alcuni segnali sono positivi, ma è ancora presto per parlare di vera ripresa. Così si è presentato il primo semestre 2011 delle Pmi italiane, nella fotografia scattata dall'Osservatorio congiunturale di Fondazione Impresa, che prende in esame le realtà che impiegano fino a 20 dipendenti. Ordini, fatturato ed export crescono leggermente, ma questa spinta si scontra con tre limiti importanti: non riguarda tutti i settori, è concentrata soprattutto al Nord e non è ancora così forte da accompagnare una ripresa dell'occupazione.

A livello generale spicca l'ottimo dato relativo all'export, che fa segnare una crescita del 2,1% rispetto al semestre precedente e addirittura del 4% su base annua. Non ha le stesse proporzioni, però, la produzione, salita dello 0,4% sul semestre precedente e dello 0,9% sui 12 mesi, mentre il fatturato avanza rispettivamente dello 0,2% e dello 0,5 per cento.

A fronte di questo, però, la dinamica occupazionale si muove appena dello 0,1% rispetto all'ultimo semestre del 2010. Se la media nazionale è in territorio positivo, lo si deve soprattutto al settore dei servizi, che mostra un +0,5% di fatturato e un +0,6% di occupazione rispetto a dicembre. Non a caso, questo settore ha superato tutti gli altri nell'ipotetica strada di uscita dal tunnel della crisi (vedi grafico sopra) e il 43% degli imprenditori intervistati nel terziario ha risposto di sentirsi ormai fuori, contro una media del 33 per cento. La manifattura, invece, cresce dello 0,7% rispetto a dicembre come produzione, ma mostra ancora il segno negativo (-0,3%) sul versante dell'occupazione. Stesso discorso per l'artigianato, che migliora il giro d'affari (+0,6% di produzione congiunturale), ma perde ancora posti (-0,2%). Totalmente negativo risulta lo scenario nel commercio, che perde in domanda e fatturato (-0,2% e -0,3%) e lima al ribasso gli occupati (-0,1%).

A livello territoriale è il Nord a trainare la voglia di ripresa: solo quest'area del Paese infatti ha dati in leggero aumento sull'occupazione, in particolar modo il Nord-Ovest (+0,6% rispetto a dicembre), mentre Centro e Sud sono in negativo come ingresso di nuova forza lavoro e con miglioramenti minimi (+0,1%) come produzione.

«La leggera ripresa non è ancora in grado di riportare l'occupazione ai livelli del 2009 - spiega Davide Nicolai, responsabile della ricerca di Fondazione Impresa -, mentre il buon risultato dei servizi fa emergere come, durante la crisi, un discreto numero di persone si sia ricollocato nel terziario, prendendo la forma di liberi professionisti che hanno cambiato ambito di attività o di piccolissime imprese, formate al massimo da una o due persone. Sul commercio, invece, pesa la fase di contrazione dei consumi delle famiglie, che restano sempre deboli e concentrati soltanto sulle spese di prima necessità, come gli alimentari».

Non va poi trascurato come sull'intero ciclo produttivo gravino gli aumenti di alcuni costi. «I prezzi applicati dai fornitori - aggiunge Nicolai -, a causa del rally delle materie prime, sono cresciuti di un altro 3% in sei mesi e ormai hanno raggiunto i valori di metà 2008, precedenti alla crisi».

Anche se si va a rilento, la strada imboccata sembra comunque quella giusta, guardando alle previsioni. Nel secondo semestre di quest'anno produzione e fatturato dovrebbero aumentare ancora dello 0,9% e 0,5%, sospinte dal +2,3% atteso di export. Non cambierà il saldo occupazionale, che a dicembre dovrebbe chiudere sostanzialmente invariato rispetto all'inizio dell'anno. Ma quanto meno si è arrestata la fase di caduta che aveva caratterizzato i due anni precedenti.

Qualcosa si muove, per fortuna, sul fronte degli investimenti. Rispetto alla rilevazione precedente, ha superato la soglia del 10% la quota di imprese che hanno investito e dovrebbe raggiungere quasi il 15% entro la fine dell'anno. In aumento anche il valore: in particolare, si riduce la quota di investimenti più bassi (fino a 25mila euro), che passa dal 61% al 45,9%, e cresce la classe di spesa superiore ai 50mila euro (dal 22,9% al 37,7%).

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi