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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2011 alle ore 07:43.

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ROMA
Nuova fumata nera sulla vertenza Irisbus Iveco, con i sindacati che bocciano la proposta messa sul piatto dal ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, di congelare cioè la chiusura dello stabilimento di Valle Ufita (Avellino) fino al 30 ottobre prossimo, impegnando le parti a trattare. «Il ministro ha tentato una mediazione - ha sottolineato il responsabile del settore auto della Fiom Cgil, Enzo Masini, uscendo ieri dal vertice a Roma con Governo, azienda e parti sociali - ma noi avremmo dovuto sottoscrivere un accordo che sostanzialmente diceva che dal 1° novembre Fiat Industrial (titolare di Irisbus, ndr) poteva decidere di fare quello che voleva».
Le parti, ha aggiunto Masini, si sono date un appuntamento di massima per il 7 settembre dopo il probabile via libera del Senato alla manovra di Ferragosto. «Vedremo se il Governo presenterà un piano dei trasporti che stanzi risorse necessarie a riattivare la produzione». Duro anche il commento del segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella: «L'incontro è andato peggio di quello che si poteva pensare». Oggi intanto si terranno le assemblee nella fabbrica Irisbus, l'unica che in Italia produce autobus e filobus e dove lavorano circa 700 persone, più altri 700 considerando l'intero indotto, per sottoporre ai lavoratori la situazione.
Rilancia la palla nel campo dei sindacati il ministero guidato da Paolo Romani che, in una nota, ha attribuito «alle posizioni pregiudiziali e alle divisioni che ancora permangono sul territorio» il disco rosso alla proposta di mediazione. Che, viene aggiunto, avrebbe consentito di sospendere la procedura di cessione del ramo d'azienda dando la possibilità di iniziare l'esame delle eventuali soluzioni nell'ottica di garantire la vocazione industriale del sito e i livelli occupazionali. L'accordo inoltre prevedeva la rinuncia da parte di Irisbus «a ogni atto unilaterale a fronte dell'impegno di tutte le parti per la piena operatività del sito». La proposta del ministero, condivisa da Fiat e istituzioni locali non ha però trovato consenso tra le organizzazioni sindacali. Ma Paolo Romani non molla e si augura «che si creino le condizioni per accettare la mediazione». «Abbiamo provato fino all'ultimo, ma il contesto ha reso impossibile una mediazione. Il ministro non è riuscito a trovare un punto d'incontro perchè la proposta è stata considerata un bicchiere mezzo vuoto», ha dichiarato il segretario della Fim Cisl, Bruno Vitali.
Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario nazionale della Uilm, Eros Panicalli: «La proposta del ministro purtroppo non è riuscita a ricomporre la vicenda poichè non faceva altro che procrastinare di due mesi la cessione dello stabilimento, che è il vero nodo del contendere». Una cessione, ha spiegato, «che se anche da un lato riuscisse a tutelare i 700 lavoratori di Irisbus, lascerebbe comunque scoperti gli altri 700 dell'indotto e impoverirebbe l'industria del territorio».
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