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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2011 alle ore 08:26.

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Gianpietro Benedetti, presidente di Danieli & C (Imagoeconomica)Gianpietro Benedetti, presidente di Danieli & C (Imagoeconomica)

MILANO - Danieli rilancia sugli investimenti in Italia e nel mondo: 130 milioni da subito e altri 400 per un'acciaieria da localizzare in Italia o, in alternativa, in Germania. Il maxi investimento per l'acciaieria, dedicata alla produzione di acciai speciali, avrebbe dovuto ricevere il via libera entro settembre, ma, forse, a causa dei nuvoloni che si addensano sull'economia europea il progetto è in stand by o, quanto meno, sul dossier è scattato un supplemento di riflessione.

«Se dovessimo dare retta agli umori dei mercati finanziari – minimizza Gianpietro Benedetti, presidente di Danieli & C. – non faremmo nulla. Di fatto l'economia mondiale crescerà anche nel 2011, un po' meno ma crescerà. Noi costruiremo l'acciaieria in Europa, che avrà un costo di almeno 400 milioni, anche se abbiamo il dovere di capire che "tipo" di prodotti chiede il mercato e verificarne la sostenibilità per i prossimi 5 anni. Negli acciai speciali il nostro business è in crescita e desideriamo sviluppare una serie di prodotti, per la meccanica, il petrolifero e l'automotive, complementare alla produzione attuale nello stabilimento Abs».

Il gruppo Danieli progetta e costruisce macchine e impianti per l'industria metallurgica, ed è tra i primi tre costruttori mondiali nel settore delle macchine per la siderurgia con una leadership indiscussa nelle miniacciaierie. Inoltre con l'Abs produce acciai speciali, tra le prime tre in Europa. Il portafoglio ordini è di 3,4 miliardi.

Oltre alla crescita dei mercati, sulla scelta della delocalizzazione della nuova acciaieria pesa anche il costo della manodopera, che per Danieli significa prevalentemente tecnici e ingegneri progettisti. A sorpresa il +30% del costo dell'energia italiana rispetto a quella tedesca passa in secondo linea. «Qualche anno fa era un problema – aggiunge l'imprenditore – oggi il gap esiste ma riusciamo a ridurlo moltissimo lavorando, per 3 turni, di notte, di sabato e domenica. Nel quarto turno, quello diurno, facciamo manutenzione degli impianti. Inoltre si può giocare sull'import di energia elettrica per ottenere prezzi migliori». In Germania però il costo del lavoro è superiore? «Purtroppo non è così – osserva Benedetti – un tecnico o un ingegnere, dal costo medio annuo di 120mila euro, e con due figli a carico, in Italia costa fino a 25mila euro in più. Mentre un addetto di officina, dal costo medio annuo di 50mila euro, ha un onere superiore in Italia tra 7.500 e 12.500 euro. Un salasso aggiuntivo esagerato per qualsiasi azienda».

In dettaglio, il moltiplicatore individuato da Danieli per un tecnico e un ingegnere è di 2,54 per l'Italia, 1,64 per la Germania e 1,30 per il Giappone. Quello per l'operatore di officina è di 2,08 in Italia contro 1,55 in Germania e 1,30 in Giappone.

«Lei pensi – aggiunge Benedetti – che nel nostro stabilimento friulano di Buttrio su 3mila addetti, 2.500 sono tecnici e ingegneri». Ma l'imprenditore, a sostegno della voglia di investire di Danieli, cita i 10 milioni in più, sui 30 inizialmente assegnati, destinati a Buttrio per il rinnovo tecnologico. Da questo mese inizierà il montaggio delle nuove macchine. All'estero, invece, in India è partito il cantiere per costruire un nuovo stabilimento su una maxi area di 340mila metri quadrati. «La decisione – osserva l'imprenditore – l'abbiamo presa in maggio e i permessi sono arrivati in pochissimo. Già a metà del 2012 potremo disporre delle prime macchine installate. In Italia invece sono indispensabili dai 12 ai 24 mesi solo per avere il permesso di costruire i capannoni. Sempre che ti autorizzino».

In India la Danieli ha un ufficio tecnico con una sessantina di addetti ma dal 2012 si aggiungerà la produzione. Il polo indiano assorbirà 60 dei 90 milioni destinati agli investimenti internazionali. Il resto è destinato a due piccoli presidi produttivi in Russia e uno in Cina.

La proiezione internazionale della Danieli è destinata a crescere, anche grazie a una situazione finanziaria florida: dispone di 1,3 miliardi di liquidità a fronte di debiti verso banche sotto i 200 milioni. Nel bilancio 2010/11 (chiuso lo scorso giugno) i ricavi del gruppo dovrebbero crescere del 20% intorno ai 3 miliardi con un Ebitda superiore ai 300 milioni. «Quest'anno – conclude Benedetti – il Pil mondiale rallenterà e crescerà "solo" del 4% ma la domanda di acciaio è ancora prevista in crescita, specie nei Paesi emergenti. E noi dobbiano farci trovare pronti».

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