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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2011 alle ore 06:41.

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L'export perde velocitàL'export perde velocità

Continua la marcia dell'export tricolore, anche se il passo è meno spedito rispetto a qualche mese fa, mentre frena decisamente l'import.
Secondo L'Istat, a luglio 2011 le esportazioni verso i Paesi esterni all'Unione europea risultano in crescita rispetto al mese precedente del 2,3%; le importazioni invece calano dello 0,4%. Accelera, a due cifre, l'export verso Russia, Turchia e Giappone ma rallenta in Asia.

Su base tendenziale, invece, la crescita, pur mantenendosi su tassi positivi simili per import (+8%) ed export (+7,6%), risulta in marcato rallentamento rispetto ai mesi precedenti. In soldoni, sempre a luglio, il saldo commerciale con i Paesi extra Ue è stato pari a -315 milioni di euro, in leggero aumento rispetto ai -232 di luglio 2010. Mentre nel periodo gennaio-luglio 2011 l'export nei paesi extra Ue ha segnato una crescita, su base tendenziale, del 16,7%, per un valore di 96 miliardi. Tirano ancora la meccanica e tutto il comparto dei beni strumentali, crescono a ritmo sostenuto i beni di consumo non durevoli.

Per Catia Polidori, sottosegretario allo Sviluppo economico, con delega al commercio con l'estero, con questi risultati «il nostro made in Italy ha dato prova per l'ennesima volta di formidabile capacità di reazione. L'Italia è l'unico Paese, tra le sei maggiori economie esportatrici della Ue, il cui export è ancora significativamente cresciuto e i dati Istat ne danno infatti ulteriore conferma». Polidori sottolinea ancora che «a luglio il valore complessivo delle nostre vendite all'estero ha toccato i 16 miliardi, il dato mensile più elevato registrato, ad oggi, dall'export italiano nell'area extra Ue a 27».
Più dubbiosi gli imprenditori. Per Ambrogio Delachi, presidente di Acimall, l'Associazione dei produttori di macchine per legno, «si avvertono le incertezza delle economie europea ed americana. Ma nei paesi extra Ue il Brasile e il Sud America continuano ad andare bene come pure Cina e India, anche se in questi ultimi il nostro ruolo è limitato dai produttori tedeschi, mediamente più grandi e aggressivi. Peccato, in questa fase, di non poter contare sul supporto dell'Ice».

«I nostri dati - interviene Michele Tronconi, presidente di Sistema moda Italia – indicano stabilità. In sostanza il maggior valore dell'export copre il maggior costo dell'import derivante dal balzo delle materie prime. E con un effetto paradossale: in Italia consumiamo più abbigliamento made in China che cresce di valore e tendiamo ad esportare il vero made in Italy»».
Tornando all'Istat, anche nel mese di luglio l'import di energia presenta un incremento (+19,4%) superiore alla media. Per i prodotti intermedi si registra una dinamica positiva, seppure in marcato rallentamento rispetto ai mesi precedenti (+5,9%). Una forte flessione delle importazioni si rileva, invece, per i beni di consumo durevoli (-11,2%).

Nella top ten delle destinazioni, i mercati più dinamici sono Russia (+21,8%), Svizzera (+13,6%), Turchia (+12,8%) e Giappone (+11,8%). Rallentano invece le Economie dinamiche asiatiche (Eda) e gli Stati Uniti (+5,1%), che però registrano l'avanzo commerciale più ampio (1,034 miliardi). La crescita delle importazioni è sostenuta dal boom della Russia (+70,2%) ma anche di India (+23,6%) e Turchia (+20,4%).
«Il mercato – aggiunge Delachi – è in grande trasformazione e produce uno strano effetto clessidra: i clienti chiedono macchine di fascia alta e low cost, tagliando fuori il prodotto medio. E per noi non è un vantaggio».
«Stimiamo – conclude Tronconi – di chiudere l'anno con un giro d'affari lievemente superiore al 2010. Ci attendiamo però solo un rallentamento dell'economia mondiale, ma se ci fosse invece una brusca frenata, che al momento non vediamo, allora ci sarebbero conseguenze».

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