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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2011 alle ore 06:43.

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Il Brunello di Montalcino non perde la sua identità. Ieri sera al termine di un'infuocata assemblea del Consorzio di tutela (che ha riunito oltre 190 imprese sulle 240 totali), è stata ancora una volta bocciata la proposta di infrangere il tabù del «100% Sangiovese». L'ipotesi, avanzata dallo stesso Consorzio di tutela, di consentire almeno al Rosso di Montalcino di utilizzare fino a un 15% di altri vitigni è infatti stata respinta. Il disciplinare di produzione della celebre denominazione toscana prevede che, sia il Brunello che il Rosso di Montalcino, debbano essere realizzati esclusivamente con uve Sangiovese. Una regola, quella della produzione “in purezza”, che se per molti continua a rappresentare una importante leva di marketing, d'altro canto è stata alla base del famoso scandalo che nel 2008 portò al blocco delle esportazioni di Brunello negli Usa. Allora, infatti, le indagini condotte dalla Procura di Siena (che su 17 indagati hanno portato a 16 patteggiamenti e un rinvio a giudizio) hanno cercato di appurare se, complice una vendemmia “difficile”, per i vini dell'annata 2003 erano stati utilizzati anche vitigni diversi dal Sangiovese. Un “raggiro” delle regole produttive che pur non rappresentando alcun pericolo per la salute dei consumatori, non mancò di avere pesanti contraccolpi sui mercati internazionali. Tanto che per far ripartire le spedizioni negli Stati Uniti (mercato che assorbe il 25% dell'export) fu necessario nominare una commissione di esperti per certificare la produzione delle singole casse da esportare. Per questo già sull'onda dello scandalo del 2008 da più parti (compreso Franco Biondi Santi, discendente di Ferruccio che sul finire dell'800, nella tenuta Il Greppo, inventò il Brunello di Montalcino) fu chiesto al Consorzio di intervenire per ammorbidire le regole introducendo la possibilità di effettuare mix con altri vitigni. Già tre anni fa ogni ipotesi di modifica fu però respinta per il timore che potesse sembrare una sorta di “ammissione di colpa”. Ma anche ieri, a tre anni da “Brunellopoli” tra i produttori continua a prevalere l'idea che la regola del «100% Sangiovese» sia la chiave del successo dei vini di Montalcino, le cui vendite 2011 crescono del 15%.
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