Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2011 alle ore 07:56.

My24
All'edilizia la crisi costa 37mila postiAll'edilizia la crisi costa 37mila posti

Mercato permettendo, molte speranze sono legate alla partenza della Borsa lavoro del settore, a fine mese. Sul luogo d'incontro di domanda e offerta ‐ curato dagli attori stessi del comparto ‐ si concentrano molte attese per l'edilizia, che continua a pagare lo scotto di una crisi che «in due anni ha bruciato 300mila posti di lavoro, considerando edilizia e settori connessi», afferma Massimo Calzoni presidente nazionale Formedil, l'ente bilaterale che si occupa della formazione.

E il bilancio incrociato dei dati Formedil e Cnce (Commissione nazionale delle casse edili) che sarà presentato nel dettaglio oggi a Milano, lascia poco spazio a dubbi. A giugno di quest'anno si contava un calo dell'8% su base annua di lavoratori iscritti alle casse edili. Questi 37mila addetti falcidiati dalla crisi (fotografia non di tutto il settore, ma delle imprese iscritte alle casse, il 40% circa del totale) fanno il paio con il segno meno sul fronte formazione. Nel primo semestre 2011 i corsi per le '16 ore' ‐ previsti dal Ccnl come obbligatori per i neoassunti, avviati in via sperimentale nel 2009 e andati a regime quest'anno ‐ sono saliti da 2.195 a 2.249 (+2,46%), ma con un calo dei lavoratori partecipanti, da 8.823 a 6.618 (-25%) e di imprese coinvolte (da 7.460 a 5.578; -25,2%).

Su questo specifico versante un dato positivo comunque c'è. Nel biennio 2009-2010 l'Inail ha riscontrato un calo del 12,4% negli infortuni. E il trend, commentano da Formedil, non può non essere legato al boom dei corsi '16 ore' nella fase di start up, il cui risultato sono 41.864 formati fra gennaio 2009 e giugno 2011: il 10% dei 412.096 lavoratori attivi nel mese di giugno (dato Cnce).

Allargando lo sguardo al complesso della formazione la lancetta punta decisamente verso il basso: nelle 99 scuole edili italiane nell'intero 2010 sono stati svolti 10.335 corsi (-2,8% su base annua) per 116.734 lavoratori (-7,4%) con punta negativa al Sud (-20,3%).

«La crisi ‐ afferma Calzoni ‐ gioca un ruolo chiave. Riducendosi il mercato, si preferisce non assumere. E questo si ripercuote sulle '16 ore'». Ma non solo: «In periodi come quello attuale l'imperativo è contenere i costi. E le spese in formazione sono fra le prime a essere sacrificate». Questo, unito alla concorrenza spietata in un settore popolato da imprese in lotta per la sopravvivenza, rischia di creare un circolo vizioso esplosivo «se si dà la possibilità di aggiudicarsi gli appalti con ribassi fino al 50 per cento».

Preoccupazione viene espressa anche dai sindacati. «La natura della crisi ‐ dice Walter Schiavella, segretario generale Fillea Cgil ‐ avrebbe bisogno di interventi strutturali e anticongiunturali completamente assenti nelle politiche del Governo». Concorde sulla necessità di interventi anche Domenico Pesenti, segretario generale Filca Cisl, che tuttavia non rinuncia a muovere una critica allo stesso sistema formativo: «Le scuole edili sono finanziate per contratto e ce ne sono di eccellenti. Tutto il sistema deve però fare uno sforzo, per essere più attento al nuovo e 'anticiparlo'. Non è ammissibile che si inizi a fare formazione su nuovi modelli, nuovi materiali dopo che sono entrati sul mercato. Tutto questo è fondamentale per accompagnare la ripartenza del settore».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi