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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2011 alle ore 23:54.

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ROMA. La manovra? «I saldi vanno bene, ma non i contenuti». Emma Marcegaglia spiega perché: «Non è come l'avremmo voluta, non risolve i problemi dell'Italia. È tutta tasse, è depressiva, non c'è niente per la crescita». Aggiungendo che «se non si torna a crescere sarà anche insufficiente».

Insiste sulla necessità delle riforme strutturali e di un grande piano per la crescita la presidente di Confindustria, parlando agli industriali di Perugia e, nel pomeriggio, inaugurando lo stabilimento della Archimede Solar Energy, a Massa Martana (vedi articolo pag.39). E continua il pressing su interventi strutturali: «Senza riforme profonde il paese rischia molto».
Pensioni, fisco, «abbassando l'Irpef sui lavoratori e l'Irap sulle imprese, perché se la pressione fiscale resta questa non possiamo competere», ha detto la Marcegaglia, rilanciando la lotta all'evasione, l'ipotesi di una tassa sui patrimoni e innalzare l'Iva, «non ci mettiamo di traverso su nulla». Va tagliata la spesa pubblica e vanno ridotti i costi della politica. Di tutto ciò, ed in particolare di infrastrutture, Confindustria e Abi parleranno questa mattina in un incontro con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e sempre oggi arriverano le previsioni del Centro studi di Confindustria.

Il paese, secondo la presidente degli industriali, «non è spacciato, è possibile uscire da questa situazione se si fa un grande piano per la crescita». Ma subito: «Il tempo è scaduto, non c'è più». E alla domanda se il governo sia in grado di fare le riforme, la Marcegaglia ha risposto: «Non sta a me decidere se questo governo debba rimanere o meno. Siamo una democrazia parlamentare, deve decidere il Parlamento o il presidente della Repubblica. Vedremo. Comunque il tempo è molto breve: non cresciamo a sufficienza da 15 anni ed il tema non è stato affrontato finora in modo serio. Se lo spread supera i 400 punti base a lungo fa imballare la nostra economia. Vuol dire che le banche non hanno più soldi per finanziarsi, né per noi».

È l'andamento degli spread a darci la prova della perdita di credibilità dell'Italia. «C'è troppo pessimismo attorno all'Italia, non è accettabile essere percepiti meno credibili della Spagna quando siamo più forti di loro. Dobbiamo recuperare credibilità», ha detto la Marcegaglia sottolineando anche la mancanza di leadership a livello Ue, «come evidenzia la proposta di introdurre la Tobin tax, uscita dalla riunione di Francia e Germania, sulla quale sono rimasta molto male».
La politica deve fare la propria parte: «Sulla manovra c'è stato un balletto imbarazzante e dannoso, con provvedimenti che duravano un giorno e poi sparivano». Caso eclatante le province: «Non puoi dire che ne tagli 35 e poi non farlo per salvare qualche presidente del tuo partito». Serve l'opposto: «Un grande disegno di sviluppo, non interventi spot per accontentare una parte dell'elettorato o un'altra. Mettendo la crescita al centro e prendendo decisioni anche impopolari il paese ce la può fare». E per crescere «l'Italia deve scommettere di più sullo sviluppo tecnologico e sull'innovazione».

Dal Pdl, con il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, sono arrivate critiche alle parole della presidente di Confindustria, «dice cose non vere», come è accaduto anche dopo l'intervento alla Festa Udc. «Possono attaccarmi quanto vogliono, ma fino a quando sarò qui continuerò a dire ciò che penso e che credo sia giusto per l'industria italiana. Saremo sempre una voce critica, di denuncia, indipendente e che non ha paura».

La Marcegaglia ha fatto riferimento ai possibili interventi della Cina a sostegno della nostra economia: «Sono sempre stata a favore di investimenti esteri in Italia, ma dobbiamo fare attenzione che ci siano condizioni di reciprocità e la voglia di investire veramente, non solo la volontà di portare via tecnologia», e comunque è convinta che si possa fare molto di più con la Cina in termini di interscambio e di investimenti reciproci.

Al suo arrivo a Perugia è stata contestata da un gruppo di operai (Merloni, Sirap Gemma, Thyssen), insieme a esponenti Cgil e di Rifondazione comunista, che si sono stesi per terra per impedire il passaggio dell'auto. Motivo, l'articolo 8 e la possibilità di licenziare. Pochi minuti e la macchina è passata. Una contestazione che la Marcegaglia, nell'intervento, ha definito «strana». In Umbria, ha sottolineato, c'è un rapporto molto positivo tra imprese e sindacati. Inoltre, ha aggiunto, è stato firmato l'accordo unitario del 28 giugno con le tre confederazioni, «al quale vogliamo tenere fede. Bisogna lavorare sulle cose che uniscono più che su quelle che dividono, con contestazioni, facendo ognuno la propria parte perché si ritorni a crescere».

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