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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2011 alle ore 07:56.

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ROMA. La prima cosa che dovrà decidere il vertice di stamattina fra cinque ministri è se il decreto legge per la crescita debba essere rigidamente a «costo zero», e quindi molto leggero, come chiede in partenza l'Economia, oppure possa contare su una dote finanziaria, magari ricavata da vecchie risorse non spese. «Costo zero sì, purché non sia sottozero», sintetizzano nei ministeri interessati all'operazione.

Per le infrastrutture, per esempio, si ipotizza di recuperare due miliardi dai fondi non spesi in passato per cantieri mai aperti e ridestinarli subito alle grandi opere, come prevedono le manovre 2010 e 2011. Oppure per i contratti di sviluppo per il Sud che potrebbero recuperare un miliardo dai fondi Ue e Fas non spesi. Giulio Tremonti farà gli onori di casa: con lui Paolo Romani (Sviluppo economico), Roberto Calderoli (Semplificazioni), Maurizio Sacconi (Lavoro) e per le Infrastrutture il viceministro Roberto Castelli.

Sulle infrastrutture, anche gli incentivi fiscali che dovrebbero agevolare la partecipazione dei capitali privati alla realizzazione di opere (si veda Il Sole 24 Ore del 10 settembre) sono formalmente a costo zero per il Tesoro. Si punta ad acquisire una quota dell'extragettito Iva creato dalla realizzazione dell'opera. Sulla Livorno-Civitavecchia - spiegano al ministero delle Infrastrutture - i privati guadagnano 600 milioni, ma allo Stato va un gettito aggiuntivo di 2 miliardi che non viene incassato se l'opera non si fa. Sempre sul versante della partecipazione dei privati, le Infrastrutture propongono che le compagnie assicurative possano utilizzare i fondi delle riserve per investire in infrastrutture.

Un testo sarà messo a punto da oggi in avanti. Le formulazioni messe a punto dal ministero delle Infrastrutture la settimana scorsa sono già state accantonate. Dai pacchetti che saranno presentati oggi sono scomparsi alcuni punti discussi al «tavolo Castelli» come l'Osservatorio per il debat public che doveva facilitare il consenso sul territorio delle grandi opere e l'obbligatorietà del general contractor per cantieri al di sopra di una certa soglia. Resta la riforma dell'iter di approvazioni degli adeguamenti di vecchie concessioni autostradali e le semplificazioni per i 5 miliardi di lavori con nuove concessioni. Semplificazioni anche per aeroporti e porti.
Ieri, dopo l'incontro avuto con il vice cancelliere e ministro dell'Economia tedesco Philipp Roesler, il ministro dello Sviluppo Paolo Romani ha ribadito che il governo avvierà in questi giorni «i tavoli per la crescita e lo sviluppo, che riguarderanno le infrastrutture, le privatizzazioni e le liberalizzazioni». Anche gli interventi che si esaminano al ministero dello Sviluppo economico dovrebbero essere a costo zero, fatta salva l'ipotesi (al momento difficile) di un impiego in extremis di risorse provenienti come extra-gettito dall'asta per le frequenze della banda larga mobile.

L'obiettivo dello Sviluppo sarebbe sveltire, dare attuazione o appostare risorse (comunque già esistenti) ad alcune misure. Tra queste i contratti istituzionali di sviluppo già presentati come un tassello del piano per il Sud. Lo strumento, nato per incentivare investimenti industriali di medio grandi dimensioni, è prossimo a partire: le imprese potranno presentare domanda al soggetto gestore, cioè Invitalia, a partire dal 29 settembre. Lo Sviluppo economico sarebbe tentato di utilizzare il decreto per la crescita in preparazione per inserire la quantificazione delle risorse disponibili, frutto della riprogrammazione dei fondi Ue e Fas che sta effettuando il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto. Almeno un miliardo di euro, al netto di quanto già previsto per la riconversione di Termini Imerese.

Allo Sviluppo economico si lavora anche sul fronte internazionalizzazione, anche se non è certo l'inserimento nel decreto infrastrutture di misure in questo campo. Di certo, in vista degli Stati generali per il commercio estero, c'è da trovare una soluzione più razionale per il dopo-Ice. Si fa largo l'ipotesi di affidare compiti operativi per le missioni all'estero a Invitalia, l'ex Sviluppo Italia, che dovrebbe però modificare lo Statuto per affiancare alle attuali competenze dell'incoming (attrazione degli investimenti esteri, soprattutto al Sud) anche quelle dell'outcoming. Sempre viva la possibilità di interventi in campo energetico e nelle telecomunicazioni. Nel primo caso si punta allo sviluppo delle reti elettriche intelligenti, le cosiddette smart grid. Per le telecomunicazioni sembra congelato il tavolo per le reti di nuova generazione, più probabile che lo Sviluppo economico punti ancora sulle semplificazioni (ad esempio per l'installazione di infrastrutture, anche mobili).

Oggi intanto è previsto un primo tavolo tecnico tra il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, Confindustria e Abi. Al centro dell'incontro le misure per lo sviluppo e le riforme ancora ferme al palo, spesso in attesa di provvedimenti attuativi, in altri casi impantanate per assenza di risorse. Particolare attenzione sarà riservata ai temi della ricerca e dell'università.

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