Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2011 alle ore 06:40.
Apparteneva a quella razza di giornalisti che quelli più giovani guardano con rispetto e ascoltano con attenzione. Giancarlo Zizola se n'è andato ieri, a 75 anni, dopo una vita spesa sul campo, tra articoli e libri. Vaticanista – uno dei primi a militare in un genere allora sconosciuto – ma anche uomo di profonda cultura, gentiluomo d'altri tempi anche se viveva appieno i tempi presenti, come dimostrano i suoi articoli e i libri. Se n'è andato a 75 anni, mentre stava per tornare a Roma dopo aver partecipato a Monaco di Baviera al meeting interreligioso organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio. Si è sentito male all'alba in albergo poco prima di prendere il volo per l'Italia, è stato portato in ospedale, ma non c'è stato niente da fare. Veneto di origine – era nato a Montebelluna – Zizola era attualmente collaboratore per le tematiche vaticane e religiose per la Repubblica, ma la sua carrierea era cominciata con il Concilio proprio dento le mura vaticane, all'Osservatore Romano, nel biennio '61-'62, come ha ricordato ieri il giornale diretto da Gian Maria Vian. Ma la sua storia professionale è indissolubilmente legata a Il Giorno, il quotidiano voluto da Enrico Mattei e diretto per anni da Italo Pietra, e che per molto tempo rappresentò un esperimento d'avanguardia nella stampa nazionale. Da quel foglio coraggioso che usciva dagli schemi negli anni del miracolo italiano, Zizola raccontò il grande evento dell'epoca, il Concilio Vaticano II, e il vento di rinnovamento che invase la Chiesa ma anche la società italiana. Conosceva molto bene papa Giovanni XXIII, e il suo successore Giovanni Battista Montini, e fu in grado di raccontare i protagonisti del dibattito conciliare e quello ancora più vivace del post-Concilio, anche entrando in rotta di collisione con chi – in seguito – non era d'accordo nel trattare il Vaticano con quella franchezza. Dopo il Giorno scrisse su Panorama, sul Sole 24 Ore e negli ultimi anni era approdato a Repubblica. Ma i suoi orizzonti si erano allargati, dalle aule universitarie alle conferenze internazionali, come quella di Monaco: aveva partecipato lunedì a un panel su «Religioni e comunicazioni nell'era dei social network» e la sera prima di spegnersi era nella Marienplatz per la cerimonia conclusiva dell'incontro interreligioso. L'elenco dei suoi libri è lungo, e spazia dal pontificato di Giovanni XXIII a quello di Benedetto XVI. Tra i titoli più recenti uno del 2009: «Santità e potere. Dal Concilio a Benedetto XVI: il Vaticano visto dall'interno», mentre ha fatto scuola alla fine degli anni novanta «Il conclave». Ha amato papa Roncalli e ha letto il Concilio come una rivoluzione nella storia della Chiesa: in questo dissentiva da Benedetto XVI, come aveva dissentito dal cardinale Ratzinger, considerandolo un conservatore. È stato spesso critico anche nei confronti di Giovanni Paolo II, in particolare rivendicando una maggiore collegialità nella Chiesa, con una valorizzazione del ruolo di vescovi e conferenze episcopali rispetto al papa e alla Curia, sia per simpatia nei confronti di un modello «democratico» di Chiesa, che per i risvolti ecumenici di questa prospettiva.
Scrive l'Osservatore: «Nel 1966 una serie di articoli sulla fame nel mondo – con riferimento alla situazione in India e sulla scia dello storico viaggio di Paolo VI – contribuì alla raccolta di fondi promossa dai vescovi italiani. E Zizola commentò: «Milioni di persone hanno assunto su di sè la fame indiana, hanno avuto vergogna ad essere felici da soli ed hanno dimostrato che nel mondo attuale non può esservi un dolore solitario». Ci mancherà.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
Gli economisti
Perché preoccuparsi per la Francia?
di Paul Krugman
-
gli economisti
Krugman: il dibattito sull'austerity è politicizzato
di Paul Krugman
-
Italia
A Theory About European Naval Domination
di Paul Krugman
-
Italia
Una teoria sul predominio navale dell'Europa
di di Paul Krugman
-
IL PIANO JUNCKER
Gros: consumi prima che investimenti
di Daniel Gros