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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2011 alle ore 06:39.

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Pane, latte, formaggi, coloniali. A rientro dalle vacanze, sugli scaffali dei supermercati gli italiani hanno trovato sorpese non proprio gradite. Ma anche al distributore (ma qui la sorpresa è minore) o al bar. Per non parlare delle attrezzature scolastiche. Il quadro che emerge però è molto variegato. A settembre uno dei primi acquisti è lo zaino per la scuola.

A Milano il prezzo medio ad agosto era di oltre 56 euro, l'8,8% in più rispeto ad un anno prima, con un'accelerazione del 3,4% nell'ultimo mese. Situazione opposta a Bari dove invece il prezzo medio era quasi 5 euro più basso (51,47 per l'esattezza) risultando in calo del 7,8% su base annua e dello 0,3% rispetto a luglio, come a Palermo.
Andando su e giù per la penisola, attraverso gli uffici statistici delle grandi città da cui partono i dati delle rilevazioni che poi l'Istat rielabora e riassume nel dato nazionale, al netto degli aumenti dei prezzi dei trasporti su cui incidono molto i carburanti, colpiscono i rialzi a doppia cifra di alcuni prodotti alimentari. Sono i beni grocery che, dopo l'abitazione, rappresentano la seconda voce di spesa delle famiglie italiane, pari a più del 20% dell'esborso mensile. Insieme alle spese per l'affitto o il mutuo, le utenze, la sanità e i servizi, sono considerate dall'Istat tra le voci "incomprimibili". Con l'erosione dei redditi la loro percentuale sulla spesa media mensile è ormai sopra il 72%, contro il 69,9% del triennio 2004-2007.

Un prodotto su tutti riassume l'idea: il parmigiano reggiano che da Milano a Bari, passando per Firenze ha subito un'impennata del prezzo finale, sia pure con forti differenze di prezzo tra una città e l'altra. Nel capoluogo lombardo, per esempio, ad agosto il prezzo medio al kg era poco sotto i 20 euro, con un aumento del 9,5% annuo. Lo stesso prodotto a Bari costava 17,55 euro ma l'aumento rispetto ad agosto 2010 è stato del 13,1% e la tendenza è ancora al rialzo, sia pure lieve. A Firenze il prezzo è più vicino a quello del capoluogo pugliese, ma la dinamica è più contenuta: +5,6%. Gli aumenti riguardano quasi tutti i formaggi, dalla mozzarella al gongonzola, che pagano probabilmente l'aumento del prezzo del latte. Quello fresco a Milano in un anno è aumento del 7,3% e ancora di più a Firenze (+8,6%). A Bari, invece, è rimasto fermo nei dodici mesi precedenti e non a caso un litro di latte fresco costa 1,36 euro. A Palermo, la voce latte e formaggi (ma comprende anche le uova) ha subito un incremento complessivo del 5 per cento.

C'è un altro capitolo dei prodotti alimentari che a causa dei prezzi delle materie prime ha subito aumenti pesanti. Sono i cosiddetti "coloniali", il caffè, il cacao e il tè. A Firenze l'effetto sulla tazzina al bar è stato un aumento del 6,7%, con un prezzo medio rilevato in città di 96 centesimi e un aumento complessivo dei tre prodotti che supera abbondamente il 21%. A Milano un chilo di caffè tostato costa quasi 11 euro, con un aumento che su base annua è di quasi il 22%. Molto più degli 8 euro e 45 centesimi di Bari dove, infatti, l'aumento è stato appena dell'1,9 per cento.

E con le spese per abitazione che aumentano del 9,7% a Bari, del 4,8% a Milano e "solo" del 2,9% a Palermo, è di scarsa consolazione vedere il crollo dei giochi elettronici, con prezzi in caduta tra il 14 e il 17% a seconda delle città. Costano meno di un anno fa anche telefoni e fax, computer e tv color, smartphone e cd, ma sono acquisti a cui in tempi di crisi si rinuncia. Per scelta o per necessità.
Anche perché sull'immediato futuro incombe l'aumento dell'Iva e gli esperti di prezzi nelle città scommettono su un effetto a catena sui prezzi finali. «È un sentire comune – spiega per tutti Riccardo Innocenti, dell'ufficio statistico del comune di Firenze – ma più che un effetto matematico c'è l'aspettativa che chi determina il prezzo finale entri nella corrente degli aumenti. E questo si aggiungerà all'effetto reale».
Vedremo. I milanesi, intanto, potranno consolarsi visitando un museo (-14%), una serata in discoteca (-11,6%) o una bella spremuta di limoni (-25%).

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