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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2011 alle ore 06:40.

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Grandi salumifici italiani si mangia Alcisa, marchio storico bolognese della salumeria italiana nato nel 1946.

L'intesa stabilita con le famiglie Galletti e Brini, che insieme detengono il controllo del gruppo Alcisa, stabilisce che Grandi salumifici italiani (Gsi) acquisisca il 100% di Lavino Spa, società che possiede Alcisa ed è titolare di una joint venture con la società Pick, big europeo del salame ungherese, con il quale Alcisa gestisce una piattaforma di distribuzione sul mercato tedesco.
L'intesa con le due famiglie prevede l'acquisizione da parte di Gsi del ramo d'azienda Alcisa, che possiede il 100% dei due salumifici di Langhirano e Sala Baganza, entrambi specializzati nella produzione del prosciutto crudo di Parma, e il 100% di Alfriuli, società focalizzata nella produzione del prosciutto San Daniele. L'acquisizione di Lavino Spa e del ramo d'azienda Alcisa, sottointende una valutazione, nel complesso, di un enterprise value (equity più debito) di 53 milioni di euro.

Il gruppo Gsi è controllato, con quote paritetiche, da Unibon e Senfter. Nel 2010 il gruppo modenese, che ha 12 stabilimenti (e marchi come Casa Modena, Senfter, Teneroni, Parmigianni, Gasser) ha fatturato oltre 600 milioni, con un Mol di 63 milioni (il 10,5% dei ricavi) e un utile netto di 25,7 milioni. «Quest'operazione – osserva il direttore generale di Gsi, Massimo Romani – consentirà di consolidare il primato che deteniamo nei salumi e nei secondi piatti freschi. E diventare anche il più importante produttore nel segmento della mortadella: Alcisa è forte nel dettaglio tradizionale e Gsi nella grande distribuzione. Questo ci apre opportunità nel cross selling».

Il motivo che avrebbe determinato la cessione della Alcisa sta nel mancato ricambio generazionale del vertice. Ma come verrà finanziato il merger? «La newco – aggiunge Romani – verrà capitalizzata con equity di Gsi e con debito bancario». Nessun problema per Gsi che nel bilancio consolidato 2010 evidenziava liquidità per 41 milioni e debiti verso banche di soli 53 milioni.
Vantaggi dal merger anche sul fronte internazionale: Gsi esporta per 102 milioni, il 17% del fatturato, di cui 56 milioni solo in Germania e 14 in Francia. Alcisa ne aggiunge altri 20-25. «In Germania e Francia – sottolinea Romani – abbiamo delle strutture dedicate che potremmo replicare anche su altri mercati».

Il gruppo modenese è cresciuto sia per linee interne che attraverso acquisizioni: solo negli ultimi anni lo shopping di Gsi ha coinvolto Parmigiani (prodotti ad alto contenuto di servizio), Giravolte (secondi piatti freschi) e Gait (salumeria). La voglia di crescere di Gsi è incappata anche in qualche ostacolo: qualche anno fa saltò il matrimonio con Fiorucci per «questioni di governance» e nel marzo del 2008 sfumò la quotazione. E il prossimo colpo? «Vorremmo – conclude il top manager – rafforzarci ulteriormente nel libero servizio ma abbiamo la priorità di mettere a reddito le acquisizioni e investire all'interno, anche per sfruttare completamente il nostro potenziale logistico. Per esempio nella pasta e nei prodotti freschi».

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