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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2011 alle ore 09:36.

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L a qualità del made in Italy e la forza del gioco di squadra. È con queste armi che Henraux, azienda di Querceta in provincia di Lucca specializzata nella produzione di marmi bianchi provenienti dal Monte Altissimo, sulle Alpi Apuane, ha sbaragliato la concorrenza internazionale aggiudicandosi una commessa da 15 milioni di euro per la realizzazione entro il 2014 del campus della Exxon Mobil a Houston, in Texas.

Il progetto, che si estende su una superficie di 154 ettari e comprende la nuova sede del colosso petrolifero americano, con 16 palazzine, laboratori e centro congressi, è stato firmato dall'architetto Pickard Chilton per conto del raggruppamento d'imprese guidato da Henraux, che fornirà tutti i materiali lapidei, di cui fanno parte anche le aziende Dei di Siena, Pacifici di Tivoli e, per quanto riguarda stuccature e collanti, Mapei.
«Tecnologia, design e filiera produttiva ci hanno consentito di battere avversari agguerriti come tedeschi e portoghesi», dice Paolo Carli, presidente dell'azienda toscana acquistata nel 2003, che quest'anno registrerà 28 milioni di ricavi, l'80% sui mercati internazionali, con 130 dipendenti e un sostanziale pareggio di bilancio.

La crisi che nel 2007 non ha risparmiato il settore sembra alle spalle. «È ripartito un paese come gli Stati Uniti – spiega Carli – e nel Far East, dove la concorrenza interna è forte, siamo premiati dal fatto di operare nella fascia alta: è il valore aggiunto del design, della progettazione, della qualità, che ci ha consentito in sette anni di raddoppiare quasi il fatturato e adesso, dopo la flessione imposta dalla congiuntura internazionale, di tornare ai livelli pre-crisi, puntando a superare i 30 milioni di ricavi nel 2012».
Nata nel 1821 – il nome Henraux deriva da Jean Baptiste Alexander Henraux, soprintendente regio alla scelta e all'acquisto dei marmi bianchi di Carrara (varietà unica al mondo) destinati ai monumenti di Francia – l'azienda toscana ha realizzato opere in tutto il mondo (dalla moschea di Abu Dabi alla sede della Bank of China di Hong Kong) e adesso, in aggiunta alle tre cave attive di proprietà, punta ad aprirne altre "in galleria", a basso impatto ambientale, un metodo di "coltivazione" innovativo attualmente in fase di studio e sperimentazione insieme all'Università di Siena, con l'obiettivo di aumentare la capacità produttiva e allargare l'offerta.

«Guardiamo al business delle grandi commesse internazionali – sottolinea Carli –. Il mercato è ripartito anche nei paesi emergenti dove sono allo studio importanti progetti immobiliari firmati da architetti prestigiosi, che per le loro realizzazioni sono alla ricerca di materiali di grande qualità, come i nostri marmi. La crisi del 2008-2009 ha causato una selezione tra le aziende del settore – conclude – e adesso che la domanda sta tornando si aprono spazi di crescita». Il portafoglio ordini di Henraux punta a garantire un utilizzo razionale degli impianti di almeno tre anni.

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