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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2011 alle ore 16:09.

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Igino Straffi e Fiorello a margine dell'inaugurazione della rainbow spa di Loreto (Ansa)Igino Straffi e Fiorello a margine dell'inaugurazione della rainbow spa di Loreto (Ansa)

E sono quattro. Un poker di magic moments chiude (per il momento) il 2011 per questa Walt Disney italiana che con le sue Winx, le fatine dall'ombelico a vista, ha stregato le bimbe di 130 Paesi nei cinque continenti.

Dopo la decisione della London business school di scegliere l'azienda come case history, l'accordo con il colosso americano Viacom (che ne ha acquistato il 30%) e il successo del Rainbow MagicLand di Valmontone (il parco divertimenti cui la società presta il marchio dei suoi prodotti e nel cui capitale è entrata al 10%), per la Rainbow c'è da registrare un altro happy end: l'inaugurazione, ieri a Loreto, della nuova sede.

Non un'inaugurazione qualsiasi (durante la serata si è esibito Fiorello) e non uno stabilimento qualsiasi per questa azienda nata nel '95 e diventata uno dei principali player del mercato dell'animazione mondiale, con 70 milioni di giro d'affari previsti a fine 2011 (di cui solo il 10% in Italia), fra produzione e merchandising (la maggior parte) contro i 60 di fine 2010, e 15 milioni di euro di utili attesi per fine anno.

A parte qualcosa, tutto viene fatto in casa, dalla pre-produzione (ideazione del concept, sceneggiatura, definizione dei personaggi e delle ambientazioni) alla post-produzione (effetti speciali, musiche, montaggio). E per questo il fondatore delle Rainbow e padre delle Winx, Iginio Straffi – 46 anni, da Gualdo (Macerata), con inizi da fumettista che lo hanno portato sin qui – ha voluto per i suoi 130 dipendenti (sono 300 in tutto il gruppo) una sede di lavoro in un luogo bellissimo (un pendio da cui si vedono ai lati opposti Loreto e Recanati), avvveniristica, «in cui poter lavorare con il massimo confort» e a impatto zero.

Ci sono voluti 18 milioni di euro e 5 anni (3 per i soli lavori). Il risultato è una sede da 6mila mq fra spazi di lavoro e mensa, palestra, piscina, campi da calcio. Legno, vetro, tecnologia sono ovunque, in una factory che non vuole pesare sull'ambiente. I 1.598 pannelli fotovoltaici distribuiti sui tetti produrranno 450mila kwh annui, pari al 90% dell'energia di cui Rainbow avrà bisogno per climatizzare uffici e laboratori. Per l'irrigazione ci sono le vasche di acqua piovana e per il condizionamento ci si affida a 296 sonde geotermiche a spirale, con un sistema brevettato dall'anconetana Energy Resources che ha curato la parte impiantistica.

«È una sfida importante, soprattutto in un momento come questo. Ma noi crediamo in questo Paese e volevamo fare qualcosa di utile per il territorio», ha detto Straffi. Nonostante «le sirene da Roma o Milano, qui abbiamo le nostre radici». Parole che fanno dire al presidente di Confindustria Marche Paolo Andreani, che «quella della Rainbow è l'eccellenza che brilla. Qui abbiamo le migliori industrie manifatturiere e una realtà come la Rainbow ci dimostra che si può essere mondiali partendo da questa piccola nostra regione».

Di certo, confessa Straffi, «non è un investimento da poco in un momento del genere». Lo hanno riconosciuto anche i soci americani «che visitando la sede hanno capito che la nostra è una realtà che fa sul serio». In cantiere ora c'è la coproduzione di altre serie che sfrutteranno il canale Nickelodeon e in arrivo, nel 2012, c'è un film in 3d sull'antica Roma.

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