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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2011 alle ore 12:58.

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L'agenzia di stampa Tmnews ha fatto i conti dopo l'annuncio dell'uscita di Fiat: dovrebbe costare al sistema Confindustria 5 milioni di euro l'anno di contributi, suddivisi tra l'organizzazione centrale di Roma e la quarantina di associazioni provinciali e di categoria a cui le aziende del Gruppo torinese sono associate. Il calcolo esatto non è facile perché gli accordi sui contributi possono variare da associazione ad associazione e ci possono essere anche sensibili sconti.

Confindustria in un suo comunicato precisa che in termini di addetti il gruppo Fiat rappresenta lo 0,8% dell'intero sistema associativo, mentre dal lato contributivo il gruppo pesa l'1 per cento dell'intero sistema.
Inoltre, si evidenzia che nei primi nove mesi del 2011, gli associati a Confindustria sono aumentati di 2.096 aziende (2%), con un incremento dei relativi dipendenti di 59.656 unità (1,1 per cento), raggiungendo un totale, rispettivamente, di 148.952 imprese associate per 5.498.851 dipendenti.

In linea di massima - riprende Tmnews - un'azienda associata al sistema Confindustria (le associazioni provinciali e di categoria incassano i contributi dalle imprese e poi li riversano in parte alla sede centrale) paga 60 euro circa a dipendente all'anno. Poiché il gruppo Fiat ha in Italia circa 80 mila dipendenti (lo 0,8% dei dipendenti di tutte le imprese associate), il contributo complessivo al sistema Confindustria dovrebbe aggirarsi attorno ai 5 milioni l'anno di cui il 15% circa (750mila euro l'anno) dovrebbe arrivare alla Confindustria centrale di Roma, che ha chiuso il bilancio 2010 con incassi complessivi per 39,1 milioni (in calo rispetto ai 42,3 del 2009 per il venir meno dei dividendi del Sole 24 Ore) e con un avanzo di 2,6 milioni.

La aziende del gruppo Fiat associate a Confindustria avevano già inviato le lettere di disdetta nel giugno scorso, con il preavviso previsto dallo Statuto confindustriale. Ma molti pensavano che alla fine (soprattutto dopo l'accordo del 28 giugno e l'articolo 8 della manovra economica) Confindustria sarebbe rimasta. La lettera di Marchionne alla Marcegaglia ha invece confermato la volontà di uscire. Nella sua missiva, Marchionne ipotizza accordi specifici con singole associazioni, a cominciare dall'Unione industriali di Torino, ma anche questa ipotesi, esclusa dallo Statuto confindustriale, rischia di aprire un nuovo contenzioso tra l'organizzazione industriale e la sua (ex) grande associata.

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