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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2011 alle ore 06:39.

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Siamo portati a ritenere che i consumi particolarmente opulenti non risentano delle crisi economiche, ma non sempre è così. Il segmento che occupa il vertice più esclusivo nell'offerta delle case automobilistiche, cioè quello delle supersportive, ha in effetti accusato l'impatto della crisi globale deflagrata nel 2008. Per definire le supersportive possiamo considerare le vetture con potenza superiore ai 400 cavalli, con carrozzeria coupé, spider o cabrio e prezzo al pubblico di almeno 120.000 euro. Mancano statistiche ufficiali, ma si può ritenere che nel 2007 se ne siano vendute nel mondo 35.000 con un fatturato stimabile in circa 6 miliardi di euro. Nel 2008 le vendite sono scese a circa 30.000 per ridursi ulteriormente a 20.000 nel 2009. Nel 2010 è cominciata la ripresa. Le vendite hanno toccato quota 25.000 e si prevedeva che nel 2011 si sarebbe arrivati nuovamente a 30.000. Dai dati disponibili non pare che stia andando così. Il mercato sembra, infatti, attestarsi intorno alle 25.000 unità, cioè sui livelli del 2010.
La previsione non è stata raggiunta essenzialmente perché le cose non stanno andando come si sperava in uno dei quattro grandi mercati per le supersportive: quello europeo. Tengono invece il mercato americano e soprattutto quello cinese, mentre discreti risultati vengono dal Medio Oriente che è il quarto mercato degno di nota per queste auto.
Le prospettive per i prossimi anni sono ritenute positive. Gli ordini non mancano e, tanto per fare un esempio, Lamborghini consegna la Aventador a 18 mesi. Il mercato delle supersportive è poi molto influenzato dal lancio di nuovi modelli che, se di successo, determinano una crescita dell'intero segmento e i nuovi modelli lanciati o in dirittura di arrivo sono indubbiamente molto interessanti.
Margini importanti di crescita vi sono soprattutto sul mercato della Cina, che è l'unico paese del Bric che ha finora acquistato in maniera importante supersportive. Qualche cosa si muove anche in Brasile, Russia ed India, ma il decollo di questi mercati non dovrebbe avvenire a breve termine, anche perché per utilizzare vetture supersportive occorre un'adeguata dotazione di infrastrutture stradali di livello. Interessante è constatare che le case che hanno una produzione significativa di supersportive sono tutte europee. Si tratta, com'è noto, di Lamborghini, Porsche, Ferrari, Bentley, Mercedes, Aston Martin e McLaren. Anche Toyota, con Lexus, ha messo un piede nella pattuglia di chi offre supersportive. E la pattuglia potrebbe ingrossarsi ulteriormente nei prossimi anni perché, al di là dell'interesse per un fatturato che è certamente significativo e che è ragione di vita per le principali case specializzate in questo tipo di vetture (da Aston Martin a Lamborghini a Ferrari), il produrre supersportive potrebbe essere una costosa, ma redditizia, operazione di marketing per arricchire di nuovi contenuti altamente positivi l'immagine di marchi presenti nel settore delle auto premium. L'esempio di Mercedes è illuminante ed altri potrebbero seguirlo, tanto più che, come si diceva, il potenziale di crescita delle supersportive sembra essere molto grande, anche se è ormai prevalentemente localizzato soprattutto in Asia. D'altra parte questo continente è ormai avviato ad avere un ruolo sempre più decisivo nello scacchiere mondiale ed anche sul piano dei consumi automobilistici finirà per avere un peso adeguato al suo nuovo status.
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