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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2011 alle ore 06:39.

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Bernardo Caprotti lascia ma, a modo suo. Cioè restando di fatto al comando del gruppo privato italiano che ha aperto la strada al commercio moderno nel nostro Paese ed è oggi tra i leader nella grande distribuzione. Sicuramente leader incontrastato, e per tanti versi ammirato, tra i gruppi a controllo privato e familiare.
La storia di Esselunga è di fatto la storia della famiglia Caprotti, con un Dna da imprenditori da molte generazioni (manifatture tessili e immobili). La casa di famiglia, che oggi ospita un importante archivio storico meta di studiosi e riceratori, è ad Albiate, in Brianza. L'austera Villa San Valerio, realizzata all'inizio del 1600, venne rilevata dai Caprotti nel 1893 ed oggi è il fulcro delle attività culturali di Giuseppe Caprotti, figlio di Bernardo.
L'avventura nel commercio (Bernardo, con i fratelli Guido e Claudio, all'epoca gestiva la manifattura tessile di famiglia, dopo lunghe esperienze in Usa) ha inizio ufficialmente il 27 novembre del 1957, con l'apertura dei primo supermercato in Italia, in viale Regina Giovanna a Milano. Promotore del debutto della distribuzione moderna in Italia fu Nelson Rockefeller (vicepresidente Usa dal 1974 al 1977), insieme con la famiglia Crespi, Marco Brunelli (che anni dopo darà vita a Gs e Iper) e i Caprotti. A disegnare l'insegna caratterizzata dalla «esse allungata» di Supermarket fu lo svizzero Max Huber, autore tra l'altro anche del restyling del marchio La Rinascente nel 1950.
All'inizio degli anni 60 il controllo della catena passa ai Caprotti che rilevano la quota Rockefeller. Primi scricchiolii in famiglia. Guido Caprotti e Marco Brunelli danno vita alla catena Gs.
Dalla metà degli anni 60 Bernardo Caprotti assume via via il controllo pieno di Esselunga che diventa una società di riferimento su vari fronti: sviluppo immobiliare, efficienza commerciale e marketing.
Una delle chiavi del successo è certamente da attribuire all'oculata politica di sviluppo immobiliare che ha portato il gruppo a essere presente in molte aree chiave per il business distributivo. Un asset che nel tempo ha assunto un valore strategico con gli spin off varati negli ultimi anni. Il business immobiliare, oggi separato in buona parte dall'attività commerciale, secondo stime di massima avrebbe un valore di circa 3 miliardi di euro, senza contare poi i diversi progetti di investimento real estate in cui Caprotti è presente a vario titolo.
Sul fronte dell'efficienza va citato il fatto che il gruppo è stato un modello di organizzazione nella convinzione che la logistica, ad esempio, accoppiata alla localizzazione dei punti vendita costituisca uno dei cardini della creazione di valore. Ed Esselunga ha sempre conquistato la vetta della classifica italiana della redditività in rapporto alla superficie commerciale utilizzata.
Last but not the least, il marketing. Per impulso di Bernardo Caprotti, Esselunga è stata una fucina di innovazioni di marketing e comunicazione (dalle campagne pubblicitarie degli anni 60 a carte fedeltà e marche commerciali all'assortimento freschi).
Resta infine il nodo della governance di famiglia. Il figlio Giuseppe ha dovuto abbandonare la carica di ad Esselunga nel 2004 e Bernardo ha ripreso in mano il timone di Esselunga. I figli Violetta, Marina e Giuseppe hanno le quote di maggioranza nella finanziaria di famiglia, ma a comandare è sempre Bernardo. Di nuovi partner nemmeno l'ombra.
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