Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2011 alle ore 14:14.

My24

È giusto aspettarsi che gli egiziani continuino a pagare per la repressione e per l’impoverimento perpetrati da Mubarak e dai suoi amici? Dato che questi soldi hanno chiaramente avvantaggiato Mubarak ma non la sua gente, non dovrebbe essere Mubarak, invece delle sue vittime, a rispondere delle proprie azioni?

Il tipo di regime condotto da Mubarak è stato sotto gli occhi di tutti per molti anni, così come è stato chiaro il modo in cui veniva utilizzato il denaro. Un prestatore prudente avrebbe dovuto considerare questi fatti prima di concedere prestiti. Le banche e le istituzioni internazionali che hanno prestato denaro a Mubarak dovrebbero assumersi la responsabilità per aver scelto di finanziarie il suo regime repressivo.

Il nuovo Egitto dovrebbe prendere chiaramente le distanze da Mubarak e dai suoi creditori, lasciando che questi risolvano il problema tra di loro senza coinvolgere i cittadini egiziani. L’unico ruolo del governo egiziano dovrebbe essere quello di aiutare a liquidare i beni di Mubarak per ripagare i debiti qualora ve ne fosse la necessità.

Questo non solo sarebbe giusto, ma darebbe anche un’importante lezione a coloro che finanziano i dittatori – una lezione che potrebbe avere un impatto immediato e positivo a livello mondiale. Chi presta soldi a un regime repressivo non si aspetterà più che a ripagare i debiti siano i successori, rendendo in tal senso più accorti i prestatori di tutto il mondo.

Il precedente egiziano porterebbe consapevolezza e sobrietà a un’intera generazione di prestatori che non ha l’abitudine di considerare questo tipo di rischio e che potrebbe non conoscere la dottrina del debito odioso. I regimi repressivi avrebbero maggiori difficoltà a contrarre prestiti e di conseguenza sarebbero frenati nell’attività di repressione della propria gente, mentre diverrebbe più semplice e vantaggioso per i governi responsabili e legittimati ottenere fondi sostanziosi in caso di necessità.

Trasferire la responsabilità del debito estero a Mubarak non dovrebbe avere conseguenze economiche negative per l’Egitto nel lungo periodo. Questa mossa non deve essere vista come un’operazione di legittimazione della noncuranza fiscale, bensì come un primo tentativo per contrastarla. Con un peso debitorio minore e i pagamenti degli interessi, la posizione fiscale dell’Egitto migliorerebbe significativamente, e le minacce alla crescita economica farebbero un passo indietro. La conseguente cautela dei prestatori esteri eviterebbe ai futuri governi egiziani di accollare, irresponsabilmente, il debito al proprio popolo.

L’aspetto più importante forse è che potremo dire definitivamente addio ai giorni in cui l’indebitamento era finalizzato a costruire un ampio apparato di sicurezza statale. Per il bene degli egiziani e dei popoli che, in qualunque parte del mondo, vivono sotto la tirannia, è necessario che il governo dell’Egitto prenda una posizione coraggiosa.

Saifedean Ammous è visiting scholar al Center for Capitalism and Society della Columbia University e docente a contratto di economia presso l’Università americana libanese.

Copyright: Project Syndicate, 2011.www.project-syndicate.orgTraduzione di Simona Polverino

Shopping24

Dai nostri archivi