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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2011 alle ore 17:30.
L'ultima modifica è del 08 ottobre 2011 alle ore 13:58.

La Fiom si prepara a tornare in piazza contro la Fiat. Uno sciopero di otto ore per venerdì 21 ottobre in tutto il gruppo Fiat e una manifestazione nazionale a Roma, è questa la risposta della Fiom alle ultime mosse del Lingotto e soprattutto all'uscita dell'azienda da Confindustria. Una scelta che per il leader delle tute blu della Cgil, Maurizio Landini, si tira dietro tanti rischi. E la preoccupazione maggiore è «il disimpegno» della casa automobilistica dall'Italia.
Camusso benedice lo sciopero: il Paese non ne può più,il governo vada via
Una scelta, quella di Landini, che a stretto giro è stata benedetta dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nel corso del corteo dei lavoratori pubblici della confederazione in corso per le vie della capitale. «È una iniziativa giusta. «Il problema è reso ancora più evidente dalle scelte di Fiat sul piano, sul progetto "Fabbrica Italia" e, quindi, sulle sorti dei lavoratori». Un'altra prova di disgelo, quindi, dopo lo strappo dell'accordo interconfederale firmato il 21 settembre. Quindi il nuovo affondo della Camusso contro l'esecutivo della numero uno del sindacato di Corso d'Italia. «Il Paese non ne può più, non vuole avere tutto sulle sue spalle, sconta 3 anni di negazione della crisi. Il Paese non recupererà credibilità se il governo non se ne va il più in fretta possibile».
Landini: nostra lotta per il contratto nazionale
Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha spiegato che si tenterà di allargare la protesta anche ad altri settori del trasporto. «C'è un ragionamento da fare con Fincantieri e infatti lunedì ci sarà un incontro e poi con altri soggetti, sperando che la giornata possa crescere Lo sciopero del 21 se sarà non solo della Fiat e dell'indotto, ma in grado di diventare anche lo sciopero di Fincantieri e altri, diventa un momento in cui le aziende in crisi hanno la possibilità di unificare la lotta. È evidente che noi stiamo cercando di dare un contributi anche alla battaglia per la riconquista del contratto».
Da lunedì girandola di incontri per il numero uno della Fiom
Landini da lunedì contatterà infatti i segretari di tutti i partiti politici per spiegare le ragioni dello sciopero e confrontarsi con loro sulla questione dell'articolo 8 della manovra correttiva, sui contratti e sulla politica industriale del paese». Per alcune realtà territoriali lo sciopero del 21 ottobre riguarderà tutto il settore dei metalmeccanici. Nel Lazio, ad esempio è già stato deciso che la protesta riguarderà non solo il settore dell'auto e della componentistica.
Airaudo: è segnale che non siamo rassegnati
Al centro dell'iniziativa ci sono il piano industriale e il progetto «Fabbrica Italia che non esiste», aveva detto il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo, illustrando stamane ai delegati Fiat la proposta di sciopero. Aprendo l'assemblea dei delegati Fiat, Airaudo aveva spiegato che bisogna «mandare un segnale che non siamo rassegnati». Secondo il rappresentante delle tute blu della Cgil la stessa uscita del Lingotto da Confindustria è una vicenda che «riguarda gli assetti del paese e le libertà democratiche. Siamo di fronte a un tentativo - aveva sottolineato Airaudo - di costruire un modello sociale diverso, un modello di rappresentanza e di rapporti diversi. E quello che ci viene proposto in Italia non è altro che la coda del fallimento del modello americano».
Prevista anche una manifestazione nazionale a Roma
Airaudo aveva quindi aggiunto che «siamo in un punto difficile» della vertenza Fiat e che, pertanto, è necessario dare un «segnale importante». Lo sciopero del 21 e la manifestazione nazionale a Roma «sono indispensabili - aveva concluso il segretario nazionale della Fiom - è una risposta a quello che ci viene proposto e serve per non lasciare soli i lavoratori degli stabilimenti della Irisbus di Valle Ufita e di Termini Imerese». Sui diritti di rappresentanza e sulle libertà sindacali la Fiom realizzerà un libro bianco e proporrà al Parlamento una commissione di inchiesta. «È necessario costruire una campagna di denuncia su questi temi».
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